“Non è follia: i nostri giovani sono solo cattivi e frustrati”

L’INTERVISTA – VITTORINO ANDREOLI

L’OMICIDIO DEL CARABINIERE, LE RAPINE CON LO SPRAY, L’INVESTIMENTO MORTALE: LO PSICHIATRA COMMENTA GLI ULTIMI EPISODI DI CRONACA

“No, non è follia. La parola chiave è frustrazione: il sentirsi inadeguati, esclusi, senza futuro. D’estate si accentua il bisogno di fare cose estreme. Questi ragazzi che fanno cose inaccettabili si comporterebbero bene se avessero degli stimoli. Ma si vedono la sera e non sanno cosa fare”, osserva lo psichiatra Vittorino Andreoli a proposito dei recenti, feroci episodi di cronaca. Dai baby-gangster delle rapine con lo spray, in manette per la strage in discoteca a Corinaldo (Ancona), al lancio da 20 metri di altezza di un cassonetto in Liguria che ha quasi ucciso un dodicenne in una tenda, passando anche per l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega con undici coltellate sferrate da un diciannovenne e quello dei ragazzi investiti da un uomo in auto dopo una banalissima lite a Bergamo.
Vittorino Andreoli, psichiatra, vede “frustrazione” e “vuoto” dietro i violenti crimini che hanno segnato questo scorcio d’estate.

Sono quasi sempre giovanissimi gli autori e le vittime di atti cruenti. Da dove originano questi casi?

Nei periodi di crisi sociale, esistenziale, di principi, esplode il problema dell’eroismo giovanile. I giovani assumono comportamenti estremi,
pseudo-eroici. La violenza è fare qualcosa di eccezionale, sentirsi eroi, soprattutto in quest’epoca in cui ci sono gli strumenti per rendere note sui social le azioni compiute. D’estate si accentua il bisogno di fare, di vincere. Durante le vacanze, la società si diverte, spera di avere esperienze straordinarie e il bisogno di non essere esclusi si accentua. La frustrazione è la parola chiave: le vacanze l’aumentano. I ragazzi che fanno cose incredibili e inaccettabili potrebbero comportarsi bene se solo avessero stimoli. Ma si vedono di sera e non sanno cosa fare.

Follia?

No, il punto di partenza è la frustrazione, il sentirsi inadeguati, esclusi, che genera la voglia di fare cose d’eccezione. Non c’entra la follia. C’entrano comportamenti compensativi. I giovani reagiscono compensando la frustrazione. La follia è una patologia seria legata a qualcosa di più profondo. Non è vero che la violenza è più frequente in presenza di follia. Si riscontra in alcune patologie psichiatriche, ma non è più possibile sostenere il binomio “folle uguale violento”. Nel caso dei 14 ragazzi di Manduria (arrestati nei mesi scorsi, ndr), per esempio, il pazzo è la vittima. Bertold Brecht diceva: “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”. Quanto più i giovani saranno esclusi dalla società, tanto più avremo pseudo-eroi.

Che ruolo ha la dimensione collettiva?

Enorme. Il gruppo è una condizione in cui uno assume più forza dalla presenza dell’altro. Nessuno fra chi partecipa al gruppo agirebbe isolatamente. Il fenomeno del gruppo esiste adesso, come nel passato. Ma ci sono caratteristiche che legate al tempo.

Crede che incida questo momento storico?

Certo. Il tasso di disoccupazione giovanile è al 32,8%. È una condizione che predispone agli atti di pseudoeroismo. In una società piatta, che non ha più ideologie, l’unico imperativo sociale è il denaro. Non si pensa più. Si usa solo il telefonino.

Che ruolo ha l’affettività?

L’amore è un legame affettivo vasto, che oggi si consuma, perché questa è la società dell’empirismo radicale che vive nell’adesso. L’amore, invece, è una storia, necessita di futuro, programmi, crescita.

I protagonisti sono quasi sempre maschi. Come mai?

Perché le donne sono più pazienti, più riflessive, sanno attendere. Sono meno pseudo-eroiche. Una donna sa attendere 9 mesi la nascita del suo bambino.

Esiste una geografia dell’efferatezza?

No, oggi c’è un vuoto nei giovani, non hanno futuro. E l’uso di sostanze ha un’enorme incidenza, perché imbrogliando danno l’illusione di essere diversi.

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