Mps, le approssimazioni di Rivera (direttore del Mef)

Alcune considerazioni a proposito delle dichiarazioni del direttore Rivera (Mef)

1) Sono stati costretti a fare marcia indietro…,

2) ha ragione in questo Carlo Rossi nel dire ora che ci vuole creatività,

3) i burocrati fanno i burocrati è difficile che possano esprimere creatività.

4) Parlare genericamente di BPI (Banca Pubblica d’Investimento) è superficiale, CDP (Cassa Depositi e Prestiti) è divenuta una banca pubblica di sviluppo, ma non è la BPI che avrebbe un business model assolutamente diverso da CDP.

4.1) Fare bad bank subito separare NPL e UTP (unlikely to pay, -improbabile che paghi) con ridotta svalutazione ed affidare la bad bank ad Amco,

4.2) razionalizzare la good bank ridurre ( vendendo o accorpando le filiali) e reimpiegare in modo innovativo 3/4000 persone con progetti nuovi nord e sud di natura ESG (Environmental, Social, Governance – natura ambientale, sociale e di governance),

4.3) prendere seriamente in considerazione la integrazione della good bank con MCC e procedere alla costituzione di BPI ( banca pubblica di investimenti) , identificando le soluzioni per cooperare con CDP , inglobando anche Invitalia,

Quindi MPS( good bank) integrato con MCC e Invitalia costituendo BPI.

Questa sarebbe uno strumento eccellente per dare supporto al PNRR e una nuova continuità per il supporto profondo alle PMI e alle famiglie,

4.4) la good bank viene divisa in due un pezzo a MCC + Invitalia per costituire BPI.

Un altro pezzo rimane autonomo per fare una banca moderna e portarla al mercato con un target di 10 mld di valore, venderla e “restituire “ i soldi agli italiani.

4.5) BPI con MPS al suo interno avrebbe possibilità nuove e rilevanti per consolidare e soprattutto sviluppare l’export italiano,

4.6) la mission dovrebbe prevedere anche il recupero del mezzogiorno italiano cambiando seriamente e definitivamente ( diminuendolo) la disoccupazione giovanile al Sud,

4.7) speciale funzione è una partnership con le donne che lavorano e/ o che sono imprenditrici.

4.8) Il 20% di questo valore creato sarebbe utile andasse alla Fondazione Mps ( a mo’ di carried interest).

4.9) Grande motore del GREEN in Italia.

5) Il nuovo piano strategico di CDP lo sta sviluppando Maurizio Basile che sembra essere nulla di nuovo rispetto a Stefano Cappiello.

Cosi facendo tutto rimarrà uguale senza quelle novità di cui l’economia italiana ha bisogno.

(n.d.r.)

 

 

 

Mps, la privatizzazione va avanti «Il Tesoro sosterrà l’aumento»

Rivera (Mef): la banca non rimarrà pubblica, l’occupazione è una nostra priorità

Fausta Chiesa

 

Un rafforzamento patrimoniale per consolidare la banca, ma è ancora «presto per stabilire di quanto». Un piano «solido e credibile che sappia convincere il mercato» per trovare un nuovo compratore perché «siamo vincolati a uscire». E nel frattempo la trattativa con la Commissione europea per ottenere una proroga «congrua» sui tempi. È il percorso che il ministero dell’Economia e delle Finanze seguirà per Mps, dopo la mancata cessione a Unicredit, così come è stato delineato ieri dal direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, davanti alle commissioni congiunte Finanze di Senato e Camera.

La prima certezza è che il Tesoro deve uscire e che non ci sarà il terzo polo bancario pubblico. «Qualunque sia l’ipotesi su cui si può ragionare — ha dichiarato Rivera — deve necessariamente contemplare che lo Stato non sia nel capitale. Siamo nella banca in virtù di un aiuto di Stato e l’aiuto di Stato deve essere temporaneo». Sull’eventualità di nazionalizzazione, «non possiamo ipotizzare che Mps diventi il perno della costruzione di un terzo polo in mani pubbliche o di una banca pubblica degli investimenti», ha spiegato Rivera.

Da qui la necessità di trovare un nuovo acquirente per la banca, che ha 1.400 filiali e 21 mila dipendenti, definendo un piano e un aumento di capitale. «Sarà necessario un rafforzamento della struttura patrimoniale della banca, con un’operazione che sappia convincere il mercato e un piano credibile, che dimostri la capacità di Mps di rispondere in maniera rassicurante ai risultati degli stress test».

Alla domanda sull’entità del rafforzamento Rivera ha risposto dicendo che è presto per dire di quanto. Secondo le stime del segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, potrebbero servire circa 3,5 miliardi. Per quanto riguarda i posti di lavoro Rivera ha detto che la salvaguardia dell’occupazione è tra le priorità del Mef: se dovessero esserci ulteriori tagli del personale rispetto a quelli previsti, si tratterebbe di esodi volontari. Rivera ha anche escluso rischi per i detentori di bond subordinati. «Lavoriamo a una soluzione di mercato — ha detto — se non c’è aiuto di Stato, non c’è burden sharing».

Intanto è partita la trattativa con Bruxelles sui nuovi tempi. «Siamo nella piena condizione di poter discutere un allungamento del termine per la cessione del Monte dei Paschi di Siena, avendo fatto il passaggio necessario in totale trasparenza», ha detto il direttore generale del Tesoro. La proroga sarà «congrua con un lasso temporale sufficientemente lungo per porre in essere ulteriore azioni di rafforzamento della banca e migliorare le sue prospettive reddituali», ma al momento «non è quantificabile». «In ogni caso, il percorso fatto sinora era necessario, e non ci aspettiamo procedure di infrazione».

Sul futuro di Rocca Salimbeni e sul fallimento della cessione a Mps saranno ascoltati il Ceo di Unicredit Andrea Orcel e quello di Rocca Salimbeni Guido Bastianini saranno ascoltati l’8 novembre dalla commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, mentre le commissioni Finanze ascolteranno il ministro dell’Economia Daniele Franco nei prossimi dieci giorni.

https://www.corriere.it/

 

Monte dei Paschi tornerà privata ma il Tesoro ha bisogno di tempo
— vi.p.
MILANO — Il primo appuntamento istituzionale per chiarire la posizione del Tesoro sulla vicenda Mps ha fornito conferme e certezze sulla banca più antica del mondo: il direttore generale del Mef, Alessandro Rivera, ha spiegato davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato che il Monte verrà privatizzato (non esistono scenari di terzo polo pubblico, con Carige e Popolare di Bari) ma nei tempi necessari. Per questo si sta lavorando con la Commissione europea («Vi sono i presupposti per condurre l’interlocuzione in modo costruttivo, con cauto ottimismo», con una proroga «di durata adeguata») ma è fuori dalla portata poter utilizzare le misure di agevolazione previste per l’utilizzo delle agevolazioni Dta, che nella nuova versione arrivano fino a giugno 2022.
Prima della privatizzazione ci sarà un aumento di capitale («Era già previsto nel piano del management, è molto probabile che lo sarà anche anche dopo che il piano sarà ulteriormente affinato e rivisto»), ma Rivera ha confermato che sarà di mercato e che si arriverà all’appuntamento con un piano convincente, per le Autorità (che dovranno valutare anche le necessità di capitale della banca) e per il mercato e gli investitori. Il Mef, ha aggiunto, farà la sua parte di azionista ma prima lavorerà per presentare a Bruxelles un piano chiaro e credibile, anche perché gli obiettivi di riduzione dei costi che erano stati fissati nel 2017 non sono stati raggiunti (ad esempio i dipendenti dovevano scendere a 20 mila mentre sono a 21 mila).
Tuttavia Rivera ha voluto rassicurare sul fronte della volontarietà delle uscite e sugli attuali vertici («Non mi risulta — ha detto — che ci siano discussioni di questo tipo», riferendosi alle voci di cambio dell’ad e del cda). Infine Unicredit: il Tesoro non era in posizione di debolezza nel negoziato, si era impegnato ad uscire a condizioni di mercato. Evidentemente per il Mef non ci sono state. Entro una decina di giorni sarà il ministro Daniele Franco a parlare davanti alle commissioni Finanze.
https://www.repubblica.it/

Il Monte dei Paschi sarà ceduto dallo Stato e riprivatizzato. Ma non certo ora. “L’impegno con la Commissione europea era di chiudere entro il 31 dicembre, ma a condizioni di mercato. Se le condizioni di mercato non ci sono, non concludiamo. E non siamo costretti a farlo”. Parole chiare quelle del direttore generale del Mef, Alessandro Rivera, chiamato dalle commissioni economico-finanziarie del Parlamento a spiegare cosa accadrà alla banca più antica del mondo, dopo la rottura fra Unicredit e appunto il Tesoro, che controlla il 64% circa di Mps.
Alla scontata conferma di aver chiesto a Bruxelles “una proroga adeguata ma non quantificabile in termini di durata”, Rivera ha aggiunto una serie di osservazioni e considerazioni. Tese comunque a ribadire l’assunto principale: “Siamo in Mps solo in funzione di un aiuto di Stato, siamo vincolati a uscire e non è ipotizzabile una presenza sine die nel capitale”. Dunque se ci sarà un terzo polo bancario italiano da aggiungere ai due colossi Intesa Sanpaolo e Unicredit, questo non avrà un’azionista pubblico. “Di pubblico c’è già Cassa depositi e prestiti”, osserva Rivera chiudendo la questione.
La proroga inoltre non sarà a costo zero. “La trattativa con l’Ue comprende anche il tema della rinegoziazione degli impegni presi nel 2017, che non sono stati pienamente rispettati e che riguardano in particolare la riduzione dei costi, riportandoli su un livello di sostenibilità nel lungo periodo”. Quindi “la modifica degli impegni richiederà ulteriori misure compensative a carico della banca, che dovranno essere concordate con la Commissione Ue dal governo, facendo affidamento sull’indispensabile supporto della banca che dovrà definire un nuovo piano che sia all’altezza di questo traguardo. Tenendo conto sia delle note positive che si riscontrano nell’evoluzione dello scenario macroeconomico, sia delle incertezze e dei rischi che tuttora lo caratterizzano”.
Insomma per i 20mila lavoratori e lavoratrici superstiti del Monte, e per la stessa banca, si prospettano tempi ancor più grami di quelli attuali. Anche se Rivera ha un po’ addolcito la pillola, amarissima, del ridimensionamento di quello che pure, anche oggi, resta uno dei cinque principali istituti di credito italiani: “Tra le priorità del ministero c’è quella della salvaguardia dell’occupazione”. E se dovessero esserci ulteriori tagli rispetto a quelli previsti nel piano dell’ad Bastianini, “in ogni caso avverranno con esodi volontari”.
A chi infine ha fatto notare che i conti di Mps sono migliorati nel 2021, il dg del Mef ha replicato: “Il problema della banca sono però i crediti deteriorati e le future perdite che da qui potrebbero scaricarsi sui futuri bilanci. Le ultime rettifiche hanno pesantemente intaccato il patrimonio”, Rendendo necessaria una nuova ricapitalizzazione da 2-3 miliardi. “Lavoriamo a una soluzione di mercato – ha puntualizzato in ultimo Rivera – e se non c’è aiuto di Stato, non c’è burden sharing”. Gli obbligazionisti secondari – fondi et similia – ringraziano.

https://ilmanifesto.it/

 

 

Fuori da Mps ma prima l’Ue ci autorizzi a rafforzarla”
Le trattative con Unicredit sono fallite, ma il destino del Monte dei Paschi non cambia. «Non è ipotizzabile» una permanenza dello Stato nel capitale con il 64,2% odierno. Al contrario «la privatizzazione costituisce un punto d’arrivo necessario». Di fronte alle commissioni Finanze di Camera e Senato, il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera (nella foto), conferma che il governo ha avviato con la Commissione Ue interlocuzioni per «ottenere una proroga che sia di durata adeguata e in questo momento non quantificabile». Una dilazione «con un lasso temporale sufficientemente lungo per porre in essere ulteriore azioni di rafforzamento della banca e migliorare le sue prospettive reddituali». Di certo «non possiamo ipotizzare – ha detto Rivera – che Mps diventi il perno di una costruzione in mani pubbliche di un terzo polo, di una banca dei territori o una banca pubblica degli investimenti». La modifica degli impegni con Bruxelles richiederà di certo «ulteriori misure compensative a carico della banca». Il tecnico del Tesoro ha rassicurato i possessori di bond subordinati. Per l’istituto di Siena «lavoriamo a una soluzione di mercato» e «se non c’è aiuto di Stato, non c’è burden sharing». Ci sarà invece un nuovo piano per la banca più antica del mondo: «Il Mef è pronto a fare la sua parte ma è fondamentale che il piano sia attrattivo per il mercato e gli altri investitori». Sarà nei fatti inevitabile una nuova stretta sui costi. Ma ulteriori tagli al personale avverranno «in ogni caso con esodi volontari». Smentita invece l’intenzione di cambiare l’ad e il cda: «Non mi risulta che ci siano discussioni in corso di questo tipo». F. SP.
https://www.lastampa.it/