( f.mas. ) La scelta del presidente di Montepaschi dopo che Alessandro Profumo (foto) lascerà, appena terminato l’aumento di capitale da 3 miliardi, dunque attorno a luglio, è sempre meno nelle mani della Fondazione Mps. Finora l’ente senese presieduto da Marcello Clarich, nonostante il suo 2,5% residuo, è riuscito ad avere un peso nella governance grazie al patto di sindacato con i fondi esteri Fintech Advisory (4,5%) e Btg Pactual (2%). Il 16 aprile i pattisti hanno eletto 7 consiglieri su 14, indicando anche il presidente (appunto, Profumo) e l’amministratore delegato, confermando Fabrizio Viola. Da patto, l’indicazione del presidente spettava alla Fondazione. Ma l’accordo parasociale — ancora in piedi per i lock-up sulla vendita delle azioni — riguardava solo la nomina del board e non l’eventuale sua integrazione. La Fondazione ha provato — raccontano fonti a conoscenza del dossier — ad ottenere una sorta di presa d’atto della vigenza della clausola sul diritto di indicare il candidato alla successione di Profumo ma i pattisti non hanno accettato. Sembra che a infastidire Fintech e Btg sia stata, fra l’altro, la rissa interna alla Fondazione sul nome di Fiorella Bianchi, poi indicata nella lista pattista ma con il voto contrario di Clarich e della sua vice. Oggi si riuniscono le deputazioni amministratrice e generale e si arriverà a un chiarimento a livello locale. Ma Siena è destinata ad avere un ruolo sempre più marginale sulla banca.