Pochi e sfiduciati all’Sms di Rifredi e al Circolo Boncinelli La gara tra Bonafè e Fabiani: “I loro riassuntini non bastano”
MARIA CRISTINA CARRATÙ
Quella più incavolata di tutti è la Paola, che prende la parola alle 21 passate con la borsa già a tracolla, come a dire «me-ne-vado-tanto-che-ci-stoa- fare-qui». In realtà non parla, urla, come un’innamorata tradita: «Ma mi dite a che servono queste liturgie? Ho telefonato a un po’ di iscritti, e m’è toccato sentirmi dire: ‘O nini, mi avete bell’e divertito!’, oppure: “Che pensate di perdere anche Palazzo Vecchio, sì?”.
Arrabbiati a bestia. E infatti stasera siamo i soliti tre gatti.
Ci va bene così?». I tre gatti presenti ascoltano in silenzio, non si muove un filo d’aria, all’Sms di Rifredi si vota (prima tornata di primarie, la seconda sarà il 14 ottobre) per il nuovo segretario regionale (i nomi su cui esprimersi, in questa fase, sono quelli dell’eurodeputata Simona Bonafè, renziana doc, e di Valerio Fabiani, uomo degli orlandiani, dei sostenitori di Emiliano, e ora anche di tanti renziani «scocciati»), l’urna resterà aperta fino alle 23 (voterà il 31,5% degli iscritti, e finirà 25 a 22 per Fabiani). Per Bonafè ha parlato Eugenio Giani, per Fabiani Renzo Pampaloni, che poi se ne sono andati. Sul tavolo della presidenza restano due paginette di pugno dei candidati. «Che vuol dire nella sanità vanno ridotte le liste di attesa, problema molto sentito dalla popolazione (uno dei punti di Bonafè, ndr)», protesta un militante, «se il partito è ridotto a questi riassuntini siamo messi bene». La Paola infila l’uscio: «Vi saluto». «C’è da stare al seggio fino alle 23, chi resta?» chiede il segretario Paolo Beni.
Qualcuno si fa avanti, il volontariato di partito non è morto, però ha i capelli bianchi ed è chiaro che avrebbe voluto passare il testimone da un po’. Dagli scaffali della saletta del circolo occhieggiano i testi sacri della Storia di un partito, Marx, Lenin, Luxemburg, Togliatti, perfino Kim Il Sung, ma qui, stasera, va in scena una “cosa” senza volto, che fluttua nelle acque di un diffuso risentimento consumando in rituali poco chiari le (scarse) energie che restano.
«Non sarebbe più ragionevole, prima di votare, riflettere insieme sugli errori, ascoltare gli iscritti, far capire alla gente dove si vuole andare con un programma chiaro?» si chiede, quasi in contemporanea, lo storico militante Roberto al circolo Boncinelli, in via di Ripoli.
Macché: anche qui, come a Rifredi e altrove, in questi giorni si parla soprattutto di nomi. «Scusate, ma perché si vota ora per Bonafè e Fabiani, e poi mi tocca rivotare il 14 ottobre per Bonafè e Fabiani?» chiede una iscritta. Vaglielo a spiegare, agli iscritti, che la «liturgia» (come l’ha chiamata la Paola di Rifredi), prevede che alle primarie per il segretario regionale si voti prima nei circoli di partito, e poi nelle primarie “aperte” anche ai non iscritti, sebbene i candidati siano (come questa volta) due soli fin dall’inizio. E vaglielo a spiegare che no, un momento: a ottobre, in realtà, i candidati saranno tre, di cui però uno finto, Federico Gelli, renziano «amareggiato» perché escluso dalla corsa, ma che fiancheggerà Bonafè per restare in gioco. E ancora: che il voto degli esterni, a ottobre, potrebbe anche smentire il primo turno dei circoli.
«Vabbè, ma che senso ha?» protesta Carlo a mezza voce, raccattando il gilet e guadagnando la porta del Boncinelli. Ad aprire il dibattito, in di via di Ripoli, è stata la pro-Fabiani Susanna Agostini, che in nome della «discontinuità» con «il partito dell’Io», alias di Renzi, chiede a gran voce «un partito del “noi” e un nuovo CLN di tutte le sinistre per liberare l’Italia dal centro destra». Bonafè è “difesa” da Nicola Armentano: «In fondo la pensiamo allo stesso modo», ragiona rivolto a Agostini, sempre più furiosa, «l’importante è che ci rispettiamo a vicenda», e quanto a «Simona», «sarebbe bene premiare la rappresentanza di genere». E vabbè. «Scusate, ma io cosa vado a dire alla gente che mi chiede notizie del Pd?» domanda smarrito Roberto.
«Lost in traslation», prova a riderci su un giovane al bar, al piano di sotto. A proposito: a conferma che il dibattito è un pro forma, si può votare mentre è ancora in corso. Il Boncinelli (51% di votanti sugli iscritti) voterà all’87% Bonafè e al 9,6% Fabiani. E 3% di schede bianche.
Fonte: La FRepubblica, www.repubblica.it/