Non stupisce, allora, che si sia registrato un boom per l’attesissima mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale a Roma (5 marzo-2 giugno) durante l’anno delle celebrazioni del cinquecentenario della scomparsa del maestro di Urbino: soltanto nelle prime quarantott’ore di prevendita sono state staccate già 10.000 prenotazioni. Aperte il 7 gennaio, le richieste sono giunte da tutto il mondo: Paesi europei ma anche Stati Uniti, Giappone e Corea. E adesso che è febbraio, il museo non rilascia dichiarazioni per aumentare l’attesa attorno all’esposizione organizzata in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, di cui già però si sa che accoglierà più di duecento opere (tra cui, la celebre Velata).
La stessa situazione si è verificata per Leonard, la mostra che il Musée du Louvre ha organizzato l’anno scorso per il cinquecentesimo anniversario della scomparsa di Leonardo da Vinci, inaugurata il 24 ottobre 2019. Nelle prime trenta ore di prevendita online, erano già stati venduti quasi 36.000 biglietti. Tra l’altro, il novero degli accessi e delle richieste è stato tale da provocare un bag sul sito del museo parigino. Come mai? Semplice, “Leonardo è una rockstar,” commenta dalle colonne de Le Parisien Arnaud Averseng, presidente di France Billet, la società che gestisce il servizio di erogazione biglietti di FNAC.
Certo, il paragone con Madonna (tutto esaurito in pochi giorni per il Rebel Heart Tour in Italia nel 2016) o con gli Stones (30.000 biglietti in prenotazione tra le 9 e le 9,30 di giovedì 1 maggio 2017 per il concerto di Lucca) è più concettuale che materiale: il concerto (o un tour stesso) ha una durata diversa rispetto ai mesi durante i quali una mostra rimane visitabile. Resta, però, il dato ontologico: alcune mostre sono reputate dei veri e propri eventi epocali, imperdibili nella loro unicità.
Si potrebbe pensare a questo punto che Raffaello e Leonardo siano dei casi isolati, in qualche modo anche coadiuvati da una ricorrenza di portata internazionale. Ciò è vero, ma è una lettura troppo semplicistica. Ad avversare questa teoria è il caso, anch’esso degno di nota, dell’esposizione su Van Gogh che si terrà a Padova in ottobre, curata da Marco Goldin, critico e storico dell’arte ma soprattutto eccellente curatore.
“Roma e Parigi sono due città in cui il turista culturale si reca a prescindere da una mostra, pur importante che sia. Il successo di esposizioni in queste metropoli si deve anche ad altre variabili”, sostiene Goldin, che per Van Gogh, in vista di ottobre, ha fatto un test di due giorni in cui sono state aperte le prevendite. Il risultato è stato un successo: 12.000 biglietti staccati da tutta Italia. “Senza ricorrenze, la sfida culturale che mi pongo da anni è invece far scoprire la bellezza di città come Padova – o qualsiasi altra città nobilmente di provincia – al visitatore attirato da un’importante mostra”.
Goldin è da anni una sorta di guru delle esposizioni di successo. Nel 2011, per la mostra a Vicenza sulla storia del ritratto da Raffaello al contemporaneo, è riuscito a totalizzare 150.000 prevendite prima dell’inaugurazione; nel 2017, invece, 5.000 biglietti venduti soltanto nella prima giornata utile per prenotarsi per Storie dell’Impressionismo a Treviso; e 15.000 sempre nel primo giorno per Vermeer a Bologna nel 2014. “È un insieme di più elementi,” spiega, “tra cui deve spiccare la qualità delle opere che prometti di portare (promessa che devi poi mantenere), un’ottima e tempestiva comunicazione e ovviamente un nome di grande impatto”. Quello di una rockstar dell’arte, diciamo noi.