Di questi tempi potrebbe sembrare una stravagante coincidenza (ma come vedremo non lo è) ma la parola traffico, alla quale noi diamo soltanto un significato negativo – code, inquinamento, parcheggi introvabili, auto in doppia fila, clacson eccetera – in realtà nasce dall’altra parte del fiume, cioè con un significato prevalentemente positivo e la cosa singolare è che è strettamente legata ai commerci. L’etimologia di traffico (la parola deriva da trafficare) infatti rivela che il primo significato è quello di esercitare il commercio, “l’arte e l’esercizio di vendere e di comprare”, così definisce il dizionario etimologico la parola traffico, proprio come un sinonimo di commerciare.
E infatti le nostre città, e non solo, di fatto tutte le città, sono nate dove passavano le grandi strade, e la prima grande strada, l’autostrada del sole di una volta, erano i fiumi. Il perché è facile da intuire: dove passano più persone, anche casualmente, si vendono e si comprano più cose. Questa è una vecchia legge che non è mai cambiata. E’ cambiato però il significato di traffico, oggi un sostantivo prevalentemente negativo. Così alcune città si sono poste il problema di limitare l’accesso alle automobili. la prima a farlo in modo esemplare è stata Monaco di Baviera. Ha chiuso l’intero centro all’accesso delle auto, ma ha costruito un sistema di trasporto urbano che non fa rimpiangere ai residenti l’assenza dell’auto personale. I mezzi pubblici passano infatti ogni due minuti, e prima hanno messo a punto questo, e anche la costruzione di parcheggi per tutti appena fuori la ztl, e poi hanno chiuso il centro.
Da noi invece funziona al contrario. Prima si chiude, si tolgono parcheggi, di penalizzano i residenti, poi semmai ci si pone il problema, quando il problema ci arriva addosso come un treno. Cioè quando i residenti abbandonano le strade, le piazze, le case, i laboratori, le botteghe. Perché certo non serve a niente piantare quattro alberi nel mezzo di una piazza (come al Carmine) per far vivere un luogo, o meglio per preservare quel luogo alla vita della città.
Ma il fatto è che le decisioni della nostra amministrazione (non solo quest’ultima) sembrano, inconsapevolmente o no, spingere all’abbandono per il centro storico della dimensione di città per assumere quella di parco a tema. Anzi con due temi, il primo parco a due temi del mondo. Di giorno per i turisti (il Rinascimento), di notte per lo sballo (la movida). Di giorno con l’alibi dell’estetica e del bello, si svuota pezzo dopo pezzo il senso delle piazze e dei palazzi, e si consegna un vuoto da riempire ogni giorno di turisti paganti diversi. Come accade ogni mattina a Disneyland, che è un deserto prima di aprire i cancelli e ha ogni giorno una popolazione diversa che la notte non ha bisogno di trovare parcheggi accanto ai Pirati dei Caraibi. Per la notte invece gli alibi sono due, quello dell’economia (i locali danno lavoro, fanno guadagnare i fiorentini) e quello del divertimento. Che è diventato nel frattempo un diritto, (e un po’ anche una dittatura) molto più importante del dormire semplicemente perché da sempre chi dorme non piglia pesci (non produce reddito), ma oggi chi si ubriaca sì.
Dunque vedrete come sarà bella anche piazza del Cestello senza auto. Gareggerà con piazza del Carmine e con piazza San firenze per il primato estetico. Mentre la città scomparirà piano piano, un giorno dopo l’altro, un’auto tolta dopo l’altra, come una dissolvenza al cinema.