Mancata firma: le scuse peggiori del male
La maggioranza si affanna a trovare giustificazioni sull’appello dei sindaci. La verità: il Comune rifiuta di collaborare ancora una volta con le istituzioni.
di Pierluigi Piccini
I sindaci della Provincia di Siena hanno diffuso un appello al Governo, lo scorso 23 marzo, per chiedere un sostegno ai bilanci in modo da garantire aiuti a famiglie e imprese, oltre ai servizi essenziali. Trentatré firme in totale su trentacinque. Assenti, i “due Luigi”: De Mossi di Siena e Vagaggini di Piancastagnaio. Lo ha fatto notare l’indomani un quotidiano locale, con evidente sorpresa: chi non chiederebbe soldi e aiuti al Governo di un’altra parte politica? Il movimento “Per Siena” ha sottolineato in un comunicato stampa, inviato ieri, quanto poco sia produttivo e utile continuare nell’isolamento sdegnoso che ha caratterizzato finora la politica dell’attuale maggioranza di governo cittadino, auspicando un allargamento di orizzonti e una volontà di coinvolgere tutti i soggetti della città e del territorio. In un momento drammatico occorre trovare insieme soluzioni e risorse, oltre a una necessaria collaborazione con le altre istituzioni. Guarda caso la maggioranza il Comune si è affrettata, contestualmente alla posizione di “Per Siena”, il 27 marzo, a inventarsi la presunta esclusione del sindaco De Mossi da parte degli altri primi cittadini della Provincia. Posizione pubblicata il 28 marzo dallo stesso quotidiano che, a questo punto, smentisce se stesso. In realtà tutti i sindaci sono stati coinvolti dall’appello. In ogni caso, per qualsiasi incomprensione o disguido, in caso di una effettiva volontà si poteva comunicare a posteriori la volontà di aderire. Prima rifiutarsi per poi denunciare una presunta esclusione appare una scusa infelice. Sta di fatto che il sindaco De Mossi non ha chiesto aiuti per i cittadini senesi, nemmeno individualmente e i tagli costituiscono l’unica politica di bilancio: ha solo creato una polemica inopportuna. Presto occorrerà ricostruire l’economia di una città da parte di interlocutori seri, capaci di affrontare l’emergenza con la massima volontà di coinvolgimento.
Comunicato stampa del 27 marzo 2020 (non pubblicato dalla Nazione)
L’autarchia che non serve
Perché il Comune di Siena non ha firmato l’appello al Governo, insieme agli altri sindaci della provincia?
SIENA – Quasi tutti i sindaci della Provincia hanno sottoscritto un appello al Governo, perché lo Stato possa garantire le condizioni economiche per continuare ad erogare servizi fondamentali, dopo che gli enti locali hanno rinunciato a entrate importanti per venire incontro ai cittadini. Tra le firme brilla, per assenza, quella del sindaco di Siena. Atteggiamento strano, e anche illogico: avrebbe tutto l’interesse a fare pressioni nei confronti di Conte, ora collocato in un’altra sponda politica. Evidentemente ringraziare medici e cittadini, annunciare controlli e droni per cercare consensi in città è più semplice. Più difficile fare squadra con le istituzioni, le associazioni, gli altri Comuni, investire tempo in un continuo confronto. Gli altri lo stanno facendo: sindaci e assessori stanno dialogando costantemente con la propria cittadinanza, sviluppando azioni concrete, spesso lavorando insieme ad aziende e associazioni per progetti interessanti. Persino Salvini e Meloni invocano una concertazione, parlano – come non condividere? – di momenti difficili da affrontare insieme. Perché la Giunta del Comune di Siena continua ad esercitare un regime autarchico? Forse non ce ne rendiamo conto, ma dietro l’angolo ci sono momenti difficili, necessità di misure che richiedono competenza e un consenso ampio, per sostenere una drammatica crisi. Già adesso Intere categorie di cittadini non hanno prospettive, perché fuori dalle casistiche di difficoltà economica ufficialmente riconosciute: questo è lo spazio di intervento tipico di una amministrazione comunale. Ci chiediamo, inoltre: possibile che il Comune non dia risposte più qualificate a commercianti, artigiani, ristoratori e albergatori? Questa Giunta ci appare incartata dentro se stessa, tesa più a salvaguardare gli equilibri di bilancio che a fare scelte per la collettività, anche quelle piccole, di buonsenso. Per i bambini che hanno bisogno di muoversi cosa intende fare? Adotterà le stesse misure di Firenze? E per migliorare i servizi agli anziani, con particolare attenzione alle case di riposo? Un tessuto sociale particolarmente vivo, su cui è stata scaricata l’organizzazione dell’assistenza in qualche modo farà superare l’emergenza, ma a breve arriverà il momento di assumere scelte complicate, dolorose. Le associazioni, le contrade, i partiti politici, i movimenti, i sindacati, l’Università, la Curia, le singole imprese… una intera città deve concertare le soluzioni. Insieme si debbono sviluppare idee e trovare tutti gli aiuti possibili.