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Dopo la pandemia ci saranno condizioni irripetibili per una rinascita
Le grandi crisi, talvolta, generano grandi opportunità. Questo è il caso di Siena e del suo territorio provinciale, dove si può realizzare un nuovo modello, auspicabile già anni fa ma ora imprescindibile. La sostenibilità, la lentezza, sono i nuovi paradigmi. Pensare in modo vecchio, come fa qualcuno invocando l’annullamento della tassa di soggiorno o la riproposizione di tanti eventi che si legano a escursionisti mordi e fuggi, al consumo del suolo e degli spazi, è un errore. Allo stesso modo è una illusione provare a recuperare i numeri con il mercato interno, mantenendo la medesima impostazione. Il concetto “industriale” del turismo, finalizzato a raggiungere quantità crescenti di arrivi andrà inevitabilmente rivisto, specie per i luoghi raffinati come quelli intrisi di arte e cultura.
Ma proviamo a prefigurare l’imminente scenario. Per un po’ non ci saranno estati con tante persone strette sotto l’ombrellone e, presumibilmente, più che al mare si andrà in vecchie case di collina o montagna. La paura del contagio e la stretta economica che seguirà al coronavirus porteranno le famiglie italiane a scegliere piccoli borghi, poderi, campagna incontaminata e magari a spendere meno per hotel e b&b, molto di più per cibo e artigianato locale: sarà una rivincita della sobrietà autentica (molto diffusa nel Senese) a discapito di un lusso “artificiale” delle grandi catene. In certi luoghi si cercherà di recuperare la socialità persa, magari organizzando cene con amici o piccoli ritrovi nei bar di paese. Una riscoperta di antichi valori che si allargherà alla cultura. Le istituzioni culturali saranno chiamate a svolgere una funzione «di prossimità» per residenti e turisti che, nell’immediato, saranno in maggioranza italiani. La relazione fra mondi della cultura, dell’educazione del turismo e della cura dovrà essere considerata con grande attenzione (salvaguardando la soglia minima di una offerta “elevata”, non sempre in grado di stimolare la domanda). I milioni di ragazzi che hanno studiato a casa saranno pubblici da coinvolgere, interessare e divertire in una riscoperta dello spirito e, finalmente, di un genius lociraccontato in modo meno approssimativo. Da consumatori, si diventerà sempre più dei cittadini partecipi (produttori).
Le mostre di cassetta non avranno senso: non ci saranno i numeri e nemmeno la predisposizione al rapido consumo. Una crescente attenzione alla sostenibilità e alla qualità della vita costringerà a pensare a piccoli numeri, ad aperture esclusive dei luoghi di più alto valore, coinvolgendo maggiormente gli ospiti nella conoscenza. Già da alcuni anni i principali musei del mondo si interrogano sulla necessità di abolire i gruppi maggiori di 15 persone, in molti casi penalizzati con biglietti maggiorati. Ora questa scelta diventa l’occasione per cambiare alcuni paradigmi del turismo, attuando i vecchi auspici, rimasti finora tali: “meno quantità, più qualità”. Accanto alle strategie, saranno necessari inevitabili accorgimenti come la sanificazione, le mascherine, i dispositivi di protezione ambientale… Piccole attenzioni potranno fare la differenza. Ma il territorio senese potrà giocare le sue carte su versanti inarrivabili: chi può vantare una così alta varietà di offerta (terme, biodiversità, montagna, laghi, musei, centri d’arte, record di strutture agrituristiche e di prodotti Dop, Doc, Docg) unita a una bassissima densità di abitanti (una provincia vasta, con i residenti di un quartiere di Roma)? Inoltre: Siena è la capitale mondiale dei vaccini; ha un ambiente salubre: è la prima provincia certificata carbon-free; non ha l’inquinamento delle polveri sottili in centro, essendo la prima città d’Europa (1965) ad aver introdotto la ztl. Siena è senza traffico, senza pericoli e, per le ridotte dimensioni e la diminuzione dei flussi in arrivo potrà offrire una qualità della vita superiore, contando su un territorio del perfetto equilibrio, dove la bellezza ha il senso del limite, come lo concepivano gli antichi Greci. Dà persino il nome a un colore, mentre all’estero il nome Siena (o Terra di Siena, Sienna per gli americani) ha una reputazione così alta da essere utilizzato per università, scuole, automobili, scarpe sportive, cosmetici, ristorazione e prodotti alimentari. Bellezza e notorietà ma anche sicurezza sociale, con il tessuto delle contrade. Ovunque, inoltre, c’è una solidarietà diffusa, attraverso il volontariato. Come si vede, un patrimonio difficilmente ripetibile.
Comunicare questi valori (per i quali saranno necessari adeguati strumenti) sarebbe già un grande vantaggio. Figuriamoci costruire un’offerta consequenziale ad essi, con esperienze pensate appositamente. Tra le proposte più ovvie: un distretto culturale evoluto; esperienze autentiche in sostituzione dei tradizionali pacchetti; apertura esclusiva e privilegiata di gallerie, musei, laboratori artigiani; eventi culturali di grande qualità, legati a studi, laboratori, seminari; sostegno economico e servizi per aumentare le presenze; prenotazioni per i musei e nei luoghi pubblici, escludendo o limitando i gruppi. Nel nuovo scenario, le guide turistiche potrebbero diventare (con un sostegno pubblico) mediatori culturali locali, a disposizione di famiglie, individuali, piccoli gruppi per raccontargli la città, dargli indicazioni, fungere da punto di riferimento. Potrebbero giocare un ruolo persino le contrade, sviluppando forme codificate e condivise di accoglienza. Senza la pressione delle masse si dovrebbe stabilire un rapporto umano con i viaggiatori, aprendo le menti, creando ambasciatori nei territori della città e, quindi, anticorpi per gli avversari del Palio. In questo contesto il turista diventa cittadino e gode di alcuni privilegi, ma se a sua volta si dimostra rispettoso. Le Apt, tanti anni fa, cominciarono a coltivare questo progetto in collaborazione con l’Università, nel disinteresse generale. Le circostanze lo hanno reso indispensabile.
La ricerca di un limite comporterà sacrifici ma, alla fine, la sostenibilità raggiunta potrà ripagare economicamente. Pensiamoci: il modello voluto per gli escursionisti di poche ore (attraverso raduni di auto, piccoli eventi, mercatini, trenini e luna park) ha aggravato le difficoltà economiche di alberghi, negozi, ristoranti, anche perché gli imprenditori premiati dai flussi estemporanei venivano quasi sempre da fuori. La spesa e la permanenza media in città si sono drasticamente ridotte in città negli ultimi anni, e non è un caso. Da ora in avanti, una città sicura in un territorio dove dominano la biodiversità e la qualità dell’aria si sentirà il bisogno di soggiornare più a lungo e di investire in conoscenza, cibi naturali, prodotti artigianali. Ciò vale ovviamente per Pienza, Montalcino, San Gimignano o Montepulciano, ma anche per i borghi più piccoli e le aziende agrituristiche: probabilmente non arriveranno i turisti superficiali che seguono la “moda” della vacanza in Val d’Orcia o nel Chianti, ma un pubblico consapevole che esigerà più attenzioni, un’offerta più curata e attenta alle peculiarità locali. Sarà tutto più difficile ma, come dicevamo, l’economia e la qualità della vita ne potrebbero trarre indiscutibili vantaggi: centri storici meno congestionati, riscoperta dei piccoli centri, aumento delle presenze, spesa che possa rimettere in moto l’economia perché riguarderà i produttori locali. Queste le opportunità da cogliere, ma solo se saranno gestite con la dovuta competenza amministrativa e con una adeguata formazione pergli operatori della cultura e dell’accoglienza.
Sono considerazioni e proposte apparse in gran parte, nero su bianco, nel programma del movimento “Per Siena” alle elezioni comunali del 2018. Certi concetti si dimostrano ancora più validi in questo momento storico: vogliono essere un riferimento per una nuova strategia provinciale, che dovrebbe coinvolgere istituzioni e tecnici. Per un senso di responsabilità, che superi personalismi o appartenenze, piccoli e grandi campanili, un confronto e un’adesione su queste proposte concrete è auspicabile, per la realizzazione di un fronte comune.