IN PARLAMENTO
Nell’agenda dei lavori parlamentari che riprende la prossima settimana con le commissioni si può, con ragionevole certezza, iscrivere la manovra di fine anno, con la nota di aggiornamento al Def che il governo deve presentare entro il 20 settembre, a cui far seguire entro il 15 ottobre la legge di Bilancio. Per il resto, si possono solo fare ipotesi, più o meno fondate. C’è da tener conto che il cronoprogramma dell’attività di Camera e Senato di questi ultimi sette mesi di legislatura – la scadenza naturale è fissata al 15 marzo 2018- risentirà del clima elettorale e dello spazio da dedicare alla sessione di bilancio, che a turno impegnerà fino alla fine di quest’anno le due Camere. Dunque, il tempo da dedicare all’esame dei disegni di legge in lista d’attesa si contrae. Ad avere le maggiori chance di arrivare al traguardo sono – almeno per una questione di tempi – quelle proposte che hanno già incassato almeno il via libera di un ramo del Parlamento. Si tratta – su poco meno di 500 atti che sono stati quantomeno iscritti all’esame di una commissione – di circa 70 disegni di legge. Tra questi si può fare un’ulteriore selezione di una decina di proposte da inserire in pole position, se non altro per il loro “peso” politico e anche perché alcune possono vantare una consolidata navetta parlamentare. È il caso del Ddl che introduce nuovi criteri per la demolizione dei manufatti abusivi. L’attoè alla quarta lettura:è stato licenziato due volte dal Senato e ora si trova per la seconda volta a Montecitorio, dove la commissione Giustiziaa fine luglio ne ha concluso l’esame. Il terremoto di Ischia e le conseguenti polemiche dei giorni scorsi sull’abusivismo di necessità potrebbero spingerlo verso il rush finale. Il tema è, tuttavia, molto sensibile e non registra un compatto fronte parlamentare capace di portarlo al sì definitivo. Altrettanto vale per due temi già caldi prima delle vacanze estive: lo ius soli e l’abolizione dei vitalizi parlamentari. Dopo aver già avuto il via libera della Camera, entrambe le riforme si trovano al Senato, dove i numeri della maggioranza sono più risicati. Anche in questo caso il traguardo è legato a precari equilibri politici. È, per esempio, dei giorni scorsi lo scontro, tutto interno al Pd, sulla cancellazione dei vitalizi e l’annuncio, da parte di alcuni parlamentari del Partito democratico, di fare muro sullo riforma. Il fronte del “no” è comunque trasversale, così come sull’estensione del diritto di cittadinanza anche ai nati in Italia da genitori stranieri. In teoria,il Ddl sullo ius soli è anche meglio posizionato di quello sui vitalizi, perché si trova già al cospetto dell’assemblea di Palazzo Madama, ma questo ha un significato relativo di fronte alle alleanze da tessere per fargli guadagnare l’approvazione definitiva. In tema di diritti civili c’è anche il disegno di legge sul biotestamento, con la possibilità per il paziente di rifiutare le cure finalizzate alla sopravvivenza ma che possano trasformarsi in accanimento terapeutico. L’atto è tra quelli “di lunga durata”, con oltre quattro anni di dibattito parlamentare sulle spalle, a dimostrazione della complessità della materia e dell’assenza di un consenso ampio capace di fargli tagliare il traguardo. Così com’è anche per la legge elettorale, capitolo che – a meno di sorprese – si potrebbe considerare archiviato, con lo sbriciolamento del patto tra Pd, M5S, Lega e Fi sul modello tedesco.
Il Sole 24 Ore – Antonello Cherchi – 28/08/2017 pg. 1.