«Pronti a ricomprare quote se Mps riprenderà il volo»
Carlo Rossi, presidente della Fondazione: non escludo una nostra risalita nel capitale della banca. A De Mossi dico: nessun scheletro nell’armadio
Silvia Ognibene
Siena La Fondazione Mps è pronta ad agire contro la banca, se le motivazioni della sentenza del processo di Milano dimostreranno che i bilanci dell’istituto erano «truccati» e non esclude di risalire nel capitale di Rocca Salimbeni quando tornerà sul mercato, auspicabilmente con uno slittamento dei tempi rispetto al 2021. L’ente guidato da Carlo Rossi sta riorganizzando le proprie erogazioni per far fronte all’emergenza Covid19.
Presidente Rossi, oggi (ieri, ndr ) il Pd di Siena ha chiesto che le autorità europee concedano una proroga al termine per l’uscita dello Stato dal capitale della banca Mps, fissato per la fine del 2021. Cosa ne pensa?
«Mi sembra una richiesta intelligente: lo Stato ha investito tanti soldi dentro la banca e cedere la quota perché si deve rispettare una data, ignorando le variazioni del contesto, significa offrire un assist a chi compra per fare il prezzo. Non mi parrebbe fuori luogo che questa scadenza venisse rivista, nell’interesse della banca e dei cittadini visto che il Tesoro ci ha investito molti soldi. La banca negli ultimi tempi ha recuperato anche redditività, ha mantenuto livelli occupazionali accettabili e su questa politica deve insistere. Sono pienamente d’accordo con il sindaco quando chiede che la direzione generale resti a Siena».
Il Tesoro ha presentato la lista per il rinnovo del Cda della banca: qual è la sua impressione?
«Ci metteremo immediatamente a disposizione del nuovo Cda per dare il nostro contributo non tanto da azionisti quanto come profondi e forti conoscitori del territorio. Gli amministratori sono tutti nuovi e penso che si troveranno a lavorare in una realtà che non conoscono: possiamo aiutarli in questo percorso di conoscenza».
La Fondazione oggi ha in mano lo 0,003% del capitale: quando la banca tornerà sul mercato, salirete nuovamente nel capitale?
«Non ci vedrei niente di strano anche se in questo momento non è all’ordine del giorno. Non mi sento di escluderlo: se Mps tornasse ad essere un player economicamente e finanziariamente interessante, ricominciando a distribuire dividendi, perché no?».
Il sindaco di Siena vi accusa di essere «pavidi» nei confronti della banca: vi ha sollecitati a chiedere i danni alla banca minacciando di mettervi in mora qualora non lo faceste.
«Stiamo aspettando di leggere le motivazioni della sentenza di Milano, i nostri avvocati sono già allertati e se ci saranno le condizioni siamo prontissimi a farlo. La Fondazione, che al processo milanese è parte civile e in questa veste ha chiesto un risarcimento di oltre 600 milioni di euro, ha pendenti anche tre giudizi civili in tribunale a Firenze contro gli ex vertici e le allora controparti del Monte. Non abbiamo nessuno scheletro nell’armadio e soprattutto non ci meritiamo questo atteggiamento da parte del sindaco. Sulla ipotizzata “messa in mora”, semplicemente il Comune non ha nessuna legittimazione giuridica a farlo: è una faccenda priva di ogni fondamento».
Come chiuderete il bilancio del 2019?
«Chiudiamo bene, è bilancio molto buono, uno dei migliori degli ultimi anni dal punto di vista del risultato. Il 2019 è stato molto positivo sia per l’andamento dei mercati finanziari sia perché abbiamo fatto un intervento ulteriore nel contenimento dei costi».
State rivendo la vostra programmazione a causa dell’impatto del coronavirus?
«Stiamo rivedendo il piano annuale 2020 e inizieremo presto a ragionare sul prossimo documento programmatico pluriennale 2021-2023. Stiamo cercando nel nostro strumento annuale le risorse per rispondere all’emergenza, che ovviamente non erano previste».
In che modo sta lavorando la Fondazione Mps per l’epidemia di Covid?
«Con attenzione, interesse e apprensione perché l’emergenza non sarà breve. Operiamo attraverso la sussidiarietà dirottando le risorse dove c’è maggiore necessità, soprattutto avendo a mente il terzo settore, la solidarietà, il volontariato sanitario. Non dimentichiamo l’emergenza di ritorno e abbiamo appena varato un bando Ikigai da 300 mila euro per i progetti imprenditoriali dei giovani. Sosteniamo la fondazione Tls assieme alla quale vogliamo aprire un polo di ricerca sull’intelligenza artificiale applicata alla produzione di farmaci e vaccini: ci investiremo circa due milioni di euro in tre anni e abbiamo già individuato la sede».
È tornato d’attualità il dibattito sulla «Grande Siena»: cosa ne pensa?
«Tema di grande interesse che avrebbe bisogno di un approfondimento un po’ più rigoroso rispetto a quello che ho visto. Il piano strutturale condiviso con i Comuni limitrofi fu approvato nel 2005, quando ero vicesindaco. Già allora molti elementi consigliavano questa forte integrazione per l’efficientamento e la complementarità dei servizi. Oggi quel ragionamento vale a maggior ragione perché i Comuni hanno grossi problemi di costi e spese. Fare un Comune solo è una prospettiva di corto respiro, ma lavorare insieme per lo sviluppo e la crescita del territorio, assolutamente sì. Se ogni Comune punta ad essere autosufficiente la crescita non si ottiene».