La battaglia sulla retribuzione
Fabrizio Massaro
MILANO Il Tribunale di Madrid ha condannato il Banco Santander a risarcire ad Andrea Orcel 67,8 milioni di euro, in seguito al ritiro dell’offerta avanzata tre anni fa per nominarlo amministratore delegato dell’istituto. Il Tribunale avrebbe considerato la lettera di offerta come un contratto vincolante. Orcel, attuale amministratore delegato di Unicredit, al tempo era a capo dell’investment banking di Ubs, da cui andandosene aveva perso i bonus differiti per circa 35 milioni; la nomina di Orcel non era poi stata confermata dal board di Santander, che non aveva approvato il pagamento della compensazione per i bonus persi.
Il giudice Javier Sanchez Beltran ha dichiarato dunque valido il contratto del 24 settembre 2018 tra il Santander e Andrea Orcel. L’importo riconosciuto è di 17 milioni come bonus di firma, 35 milioni a copertura degli incentivi di lungo periodo, 5,8 milioni per due annualità della remunerazione e 10 milioni per danni morali e reputazionali. Secondo il giudice la rottura del contratto da parte del Santander è stata «unilaterale e ingiustificata».
L’istituto iberico ha ora 20 giorni di tempo per presentare ricorso. Secondo quanto riporta la stampa spagnola Santander ha intenzione di farlo. La causa parte nell’estate del 2019 quando l‘ex banchiere di Ubs cita il colosso spagnolo presieduto da Ana Botin che aveva rinunciato alla nomina del manager ad amministratore delegato della banca spagnola. La richiesta iniziale di Orcel era stata di 100 milioni, poi ridotta nel corso del processo civile. Nel settembre del 2018 il Santander aveva annunciato un accordo per nominare Orcel amministratore delegato salvo fare dietrofront a gennaio 2019. All’origine della clamorosa rottura «il costo davvero significativo» che il Santander avrebbe dovuto pagare per assicurarsi le prestazioni di Orcel, rimborsandogli i bonus maturati in Ubs e non percepiti. Lo scorso 20 ottobre in udienza aveva testimoniato anche il presidente di Ubs, Axel Weber.