Il ministro dell’Interno Matteo Salvini battezza un decreto sicurezza che fa di un manifesto ideologico la “norma”. “Un “venghino, signori venghino” da mercato della paura dove l’imbonitore, dopo aver trascorso quattro mesi a fare il piromane, posa ora a pompiere offrendo agli “italiani” l’estintore che — dice — spegnerà l’incendio”, scrive Carlo Bonini. Cosa cambia davvero col nuovo decreto ce lo spiega Alessandra Ziniti, che illustra come l’asilo sarà d’ora in poi più difficile e la protezione umanitaria concessa solo a tempo.
Sul dramma del ponte Morandi torna il vicedirettore Sergio Rizzo, che spiega quanto questo offra la cifra del momento politico che il Paese sta vivendo. Un momento nel quale le parole viaggiano a velocità supersonica mentre i fatti concreti seguono il passo della tartaruga. Quel che è certo, scrivono Tommaso Ciriaco e Alberto D’Argenio, è che per il ponte di Genova servirà un bando, ma è già allarme ricorsi al Tar.
Per Tria e i tecnici, intanto, prove di tregua sulla manovra: “Sforiamo solo per investimenti”, fanno sapere. “È una fragile tregua. Ma inevitabile, visto che giovedì va presentata la nota di variazione al Def e c’è una legge di stabilità da costruire”, avverte Goffredo De Marchis.