Tutti plaudono a Betori, anche le categorie. Il distinguo di Confesercenti
E.S.
Recuperare le radici. Smantellare la rendita. Ripartire dal lavoro, dalla solidarietà, dai servizi. In una parola: dall’identità dell’essere fiorentini. È questo il messaggio che l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, ha lanciato domenica nella sua omelia in Duomo. Parlando di ripartenza post-Covid e di rinascita di un centro storico che la pandemia ci ha mostrato ormai desertificato. Senza più turisti, non ha altra vita.
«È importante che un progetto nuovo di città apra scenari davvero innovativi che rompano con la città delle rendita, con la disarticolazione dei suoi territori, con la scarsa attenzione alle esigenze della vita sociale. Ma è altrettanto importante che il progetto resti ancorato saldamente alle radici dell’identità storica di Firenze» ha detto.
«L’omelia del cardinale è condivisibile e intrisa di passaggi che pongono al centro la bellezza della nostra città — commenta l’assessore all’Urbanistica e al Turismo di Palazzo Vecchio, Cecilia Del Re — e concordiamo che i minori flussi turistici, se da un lato metteranno in difficoltà il tessuto sociale ed economico, dall’altro dovranno essere vissuti “come un’occasione per tutti per ridare spazio alle funzioni di base di una comunità”. Per essere però davvero una “comunità”, occorre remare tutti dalla stessa parte con senso di responsabilità. Come ha sottolineato Papa Francesco: nessuno si salva da solo».
Sul fronte delle categorie economiche, le parole di Betori trovano unanime consenso. Ma con alcune distinzioni. «Per attenuare il valore della rendita bisogna allargare il concetto di Firenze» pensa Maurizio Bigazzi, presidente designato di Confindustria Firenze. «Noi lavoriamo per il profitto e invece la rendita è la cosa più parassitaria che esiste. Solo ragionando in ottica di Città metropolitana sarà possibile cambiare marcia, passando dal parassitismo allo sviluppo». Per il direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni, «Betori ha ragione e lo diciamo da tempo che se Firenze porterà ancora avanti questa dicotomia tra la città dei turisti e quella dei fiorentini, il rischio sarebbe stato enorme: i turisti stessi vengono qui per condividere uno stile di vita che amano e che ora rischiano di non trovare più. La pandemia ha esasperato questo concetto». Sebbene sia «difficile iniziare ora un’inversione di tendenza» è anche vero che «non è mai troppo tardi» ma ci vuole «una politica molto decisa e mi sembra che il sindaco Nardella l’abbia iniziata». Il primo pensiero del direttore di Confcommercio va al mondo dell’enogastronomia «altrimenti a forza di delivery e cibo da asporto ci si trasforma nella Danimarca», mentre «noi siamo quelli del cappuccino al bancone e della pizza con gli amici». Le proposte che Marinoni considererebbe decisive sono «mettere da parte la Ztl e mettere a disposizione i tanti parcheggi cittadini a prezzi agevolati: un euro di giorno e 50 centesimi la notte». Riflette sugli errori delle scelte passate e fa un’apertura di credito al piano «Rinasce Firenze» presentato la scorsa settimana dal sindaco in Palazzo Vecchio Luigi Salvadori, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze: «Sono stati fatti errori nelle scelte passate di portare tutto fuori dal centro storico. Ma dagli errori si può sempre rimediare. Noi siamo disponibili a dare una mano, il cambio di prospettiva per il centro storico della città è una scelta che approviamo e vogliamo sostenere. In un momento come questo bisogna fare squadra, ridurre le critiche e unirsi contro i problemi. Questo è lo spirito della Fondazione. E non ci interessa puntare il dito contro i colpevoli dei problemi, ci interessa risolverli insieme alla città». Un distinguo arriva da Confesercenti. Il responsabile fiorentino Lapo Cantini condivide «la necessità di cambiare rotta rispetto al centro e riportare servizi e investimenti» ma «è un processo lungo e complicato e ne serve uno intermedio che progetti come riportare il turismo, meglio se di qualità». Perché «non si può buttare via il bambino con l’acqua sporca». Nell’omelia del cardinale però «implicitamente c’è anche la critica alle categorie economiche che ora plaudono alla lotta alla rendita» pensa Massimo Lensi, fondatore dell’associazione Progetto Firenze che su questi temi si spende da due anni. «Betori dice il vero: ciò che ha colpito di più Firenze rispetto ad altre città è il fatto che il Covid l’ha trovata già indebolita economicamente da una monocultura turistica». Lensi critica anche il piano «Rinasce Firenze»: non va immediatamente contro quel modello di città, dice, «ma prende il tempo necessario per poi, tra un anno e mezzo, trovarla pronta a tornare peggio di prima».