Intervento di Pierluigi Piccini
“È un’opera d’arte moderna ma non rispetta i caratteri della cultura mariana e per questo benedico la città, ma non il drappellone”. Con queste parole l’arcivescovo di Siena Antonio Buoncristiani ha giustificato un gesto mai visto, nella cattedrale, davanti al palio dipinto da Charles Szymkowicz. Quanto accaduto è decisamente grave, ma più che penalizzare il pittore punisce il Palio e la città nel suo insieme. L’arcivescovo avrebbe potuto sottolineare una critica di carattere estetico, giusta per certi aspetti, ma non arrivare a tanto. Il problema tuttavia esiste, e magari un approccio diverso sarebbe servito. Fra committente e artista bisognerebbe mettere una figura di esperto che aiuti i due soggetti a trovare le giuste composizioni. Settis ne parla in “Artisti e committenti fra il quattrocento e il cinquecento”, e questa sarebbe una lettura da suggerire alla nuova Amministrazione comunale. Del resto è la funzione che ha svolto Cesare Olmastroni per tanto tempo: una figura non ufficiale, ma capace di suggerire e portatore di conoscenza. L’arcivescovo ha voluto mandare un segnale a una città che gli è rimasta in tutti questi anni fredda, ma anche da questo incidente di percorso si può costruire qualcosa di buono. Si chiama iconografia, ovvero il ramo della storia dell’arte che si occupa della descrizione, classificazione e interpretazione di quanto raffigurato nelle opere d’arte.