Della malattia si conoscono tre stadi. Con il primo (detto dell’Allarme), quello più insidioso, si propala l’idea del Paese sull’orlo della catastrofe, in totale emergenza sanitaria, economica e sociale, isolato dal resto del mondo, nello sbando più completo per colpa di un governucolo fragile, macilento, inetto, guidato si fa per dire da un premier incapace, pasticcione e indeciso a tutto. Ed ecco che incurante della drammatica epidemia che ha colpito l’Italia, subito Matteo detto Il chimico (Renzi) propina all’informazione unica la formula magica chetuttorisolverà. Intruglio di cui conosceremo solo le prodigiose etichette: governo di tutti, anzi di unità nazionale, anzi di larghissime intese, anzi di salute pubblica, anzi e mi voglio rovinare, un supergovernissimo coi controfiocchi. Quindi entra in scena Matteo detto il compare (Salvini) che come tutti gli imbonitori all’inizio fa le smorfie e frigna che la pozione gli fa schifo salvo poi assaggiarla e decantarne il gusto sopraffino. Segue fanfara di giornaloni e talk che diffondono a palla i nomi delle illustrissime personalità che salveranno l’Italia, un vera leccornia sormontata dalla ciliegiona Mario Draghi. Che se per caso si rendesse indisponibile ci sarebbe pur sempre l’autorevole Marta Cartabia, presidente della Consulta (che è pure donna). Segue la lista dei Migliori: giuristi ottuagenari per tutte le stagioni, ex cattedratici con un piede nella fossa, cinti erniari dei poteri forti: la mejo gioventù insomma. Con la sola certezza che l’Economia sarà affidata al leghista Giancarlo Giorgetti, che sa far di conto e spiega le tabelline a Salvini. In genere i predetti sono all’oscuro di tutto, ma che importanza ha? Venghino signori venghino. Giunto al secondo stadio (Gran Casino) il virus bidone esplode in tutta la sua tossicità. Nella campagna elettorale permanente i partitissimi del governissimo inizieranno ovviamente a scannarsi. Una volta liquidato l’odiato Conte, il Matteo Due brigherà per andare di corsa alle urne, eventualità inaccettabile per il Matteo Uno, il feretro di Iv e congiunti al seguito. Superfluo aggiungere che con una simile banda del tutto e il contrario di tutto, la gestione per esempio del Coronavirus sarebbe stata più agghiacciante della Notte dei morti viventi. Inevitabile che giunto all’ultimo stadio il virus avrà fatto una sola vittima: il prestigioso presidentissimo che da venerato maestro verrà retrocesso a grandissimo coglione.
Caro Draghi, se non crede all’esistenza del virus padulo si fidi almeno di Vittorio Feltri, collega quanto mai beffardo e burlone, un vero campione nell’arte della presa per i fondelli. Che infatti così titola il suo editoriale di mercoledì: “Serve un esecutivo istituzionale, subito. Un toccasana per il Paese”. Detto da lui, da scompisciarsi dalle risate. Perciò, gentile professore, dia retta a chi le vuole bene: scompaia, si volatilizzi, vada su Marte ma non si faccia trovare.