WASHINGTON «Sorpresi e anche un po’ divertiti» dal ritorno sulla scena politica di Silvio Berlusconi. «Nessun pregiudizio sul Movimento Cinque Stelle». Il governo americano segue la campagna elettorale del nostro Paese «senza ansie particolari». Sono le voci dell’amministrazione Trump: senior officer che si occupano delle dinamiche politiche in Europa. Hanno accettato di parlare con il Corriere , a condizione di mantenere l’anonimato.
Il primo pensiero degli interlocutori americani è per Silvio Berlusconi. «Incredibile come sia stato capace di tornare protagonista, non ce lo aspettavamo». Nel Dipartimento di Stato, in particolare, c’è un «buon ricordo» sugli anni del fondatore di Forza Italia a Palazzo Chigi. «Abbiamo lavorato bene insieme e chiaramente se il suo partito dovesse tornare al potere, per noi sarebbe più semplice».
Ma anche la collaborazione con Matteo Renzi è considerata «positiva». La grande coalizione tra Forza Italia e Partito democratico è considerata l’ipotesi più probabile: «Sarebbe il risultato con cui ci troveremmo più a nostro agio».
Interessante e anche inedita è l’analisi sul Movimento Cinque Stelle. «A noi non risultano prove di finanziamenti russi alla Lega o al Movimento Cinque Stelle. Al momento non abbiano neanche indizi di un’interferenza della Russia nelle elezioni italiane. Certo l’allerta è alta e lo ripetiamo costantemente al governo Gentiloni».
Sul piano politico il Movimento Cinque Stelle è ancora una realtà poco conosciuta. «Ma non ci sono pregiudizi, pensiamo si possa lavorare anche con loro».
A metà novembre 2017 Luigi Di Maio venne a Washington già in veste di candidato premier. Incontrò, tra gli altri, il vicesegretario di Stato Usa per gli affari europei, Conrad Tribble. L’amministrazione Trump lo ricorda come «un colloquio positivo». Gli americani hanno preso atto degli impegni a mantenere solide relazioni bilaterali tra Italia e Usa. Al Dipartimento di Stato hanno insistito molto sui rapporti con la Russia. «Di Maio ha assicurato di non avere né legami né patti particolari con i russi».
Anche se una preoccupazione c’è: Di Maio potrebbe portare a un disimpegno dei militari italiani nelle missioni internazionali. Soprattutto in prospettiva. E in questa fase la strategia del Pentagono e del Dipartimento di Stato è premere per un coinvolgimento sempre più intenso degli alleati. «E all’Italia chiediamo soprattutto una cosa: carabinieri, carabinieri, carabinieri». Li vorrebbero ovunque, e in numero sempre maggiore in Afghanistan, in Iraq e anche in Siria. I funzionari, invece, sono convinti che i Cinque Stelle non chiuderebbero o ridimensionerebbero le basi militari americane in Italia.