IL CENTRODESTRA
La corrente dei ministri sempre più lontana da quella vicina alla Lega Gelmini chiede un chiarimento sulla linea, ma il Cavaliere è furioso per le critiche
ROMA — È una Forza Italia alle prese con una durissima battaglia interna quella che domani torna a celebrare se stessa e i suoi antichi fasti alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Fino all’ultimo lo staff di Mariastella Gelmini non conferma la presenza della ministra alla convention: «È in programma», l’unico laconico commento. Alla fine, probabilmente, la capodelegazione azzurra al governo ci sarà, ma in un clima da separata in casa. Gelmini chiede direttamente a Berlusconi chiarezza sulla linea politica, vuole che venga eliminata ogni ambiguità sulla collocazione atlantista, dalla parte degli Usa e della Nato: questa la posizione che filtra. E, dall’altra parte, Gelmini invoca un «cambio di passo» nella gestione del partito: in vista di possibili nuovi avvicendamenti fra i coordinatori regionali si augura che «il metodo Salini resti una brutta parentesi». Mai, nella storia di Forza Italia, un dirigente di alto livello del partito («Ha la carica più importante dopo Berlusconi», rammenta il vicepresidente Antonio Tajani) aveva chiamato in causa così aspramente il Cavaliere. «Nulla di personale, solo un fatto politico », ripete Gelmini. Ma Berlusconi, filtra da Arcore, è «irritato». Di più, proprio «arrabbiato». Ancheperché, dopo la sortita di lunedì sera a Treviglio – in cui aveva criticato Biden e il segretario della Nato Stoltenberg, e aveva sostanzialmente bocciato l’invio delle armi a Kiev, Berlusconi già martedì mattina ha diramato una nota per riaffermare la «ferma collocazione nell’Alleanza atlantica» di Fi. E per ribadire di essere personalmente «deluso» da Putin. Ma non bastano, queste precisazioni, a soddisfare Gelmini. Il fatto è che questo scontro ripropone una situazione che vede i tre ministri separati in casa. Partiti, nell’esperienza governativa, con il peccato originale di non essere stati indicati da Berlusconi e punti di riferimento di un’ala moderata che registra senza rassegnarsi «l’appiattimento di Forza Italia sulla linea di Salvini». Gelmini, Renato Brunetta, Mara Carfagna sono espressione di una corrente riformista di dimensioni in realtà imprecisate, che con il passare del tempo ha registrato come sia indissolubile il legame fra Berlusconi e il leader della Lega, malgrado il netto calo di popolarità che i sondaggi attribuiscono a quest’ultimo. L’immagine del Cavaliere che incorona Salvini come «unico vero leader in Italia» è emblematica. E il sospetto che circola fra i ministri, in queste ore, è che il legame fra i due sia figlio di un comune filo-putinismo che sarebbe anche il motore del governo gialloverde, nel quale Salvini entrò con il consenso di Berlusconi, mentre Fi si collocò in una posizione di opposizione «soft». Di certo, se non cambierà la legge elettorale – riferisce uno dei ministri – «difficilmente si eviteranno spaccature e scissioni ». Specie se, come è possibile, Lega e Fi alle Politiche confluiranno in una lista unica che potrebbe pesare più di Fdi e consentire a Salvini di puntare ancora al ruolo di premier. Ragionamenti che si sviluppano in silenzio, dentro un partito scosso. Il sottosegretario Giorgio Mulè va giù duro contro Gelmini: «Nella vita è sempre questione di stile. Se sei la capodelagazione e hai un dubbio sulla linea del partito, alzi il telefono e chiami Arcore, non attacchi il leader sui giornal i. Per fortuna – dice Mulé – che questo non è un partito da cartellini rossi. Ma il silenzio di Berlusconi è un’altra bella lezione…». Il tutto mentre serpeggiano altri malumori: quelli della presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, che non ha dimenticato lo scarso sostegno nel voto per il Quirinale e di recente si è lamentata con Tajani per il mancato invito alla manifestazione di Sorrento organizzata da Mara Carfagna. Nessun commento, da Casellati, sulle voci che la vorrebbero in viaggio verso Fdi. Non è da escludere, d’altra parte, che in caso di vittoria del centrodestra alle elezioni sia proprio Tajani a puntare a Palazzo Madama. In un vortice di boatos e veleni, Forza Italia si prepara alla passerella di Napoli.