Il licenziamento di un delegato sindacale fa sempre, doverosamente, discutere. Se poi il sindacalista, appartenente alla Funzione pubblica Cisl, lavora in uno dei grandi ospedali dell’area fiorentina come il San Giovanni di Dio, detto familiarmente Torregalli, il caso è servito. Soprattutto perché, secondo la denuncia dei vertici cislini della Toscana e anche di Anna Maria Furlan Furlan (“un fatto inaccettabile, difendeva i colleghi in prima linea sul Covid”), il sindacalista è stato accusato di essere il “corvo” di una serie di dichiarazioni critiche sulla gestione dell’emergenza coronavirus nell’ospedale, rilasciate in modo anonimo al Tg2 nello scorso aprile.
Il diretto interessato nega di averle fatte. E visto che da tempo i rapporti tra Asl e sindacalista non erano idilliaci, perché il delegato è conosciuto come un lavoratore “scomodo”, secondo la Cisl l’azienda lo ha voluto punire a prescindere dalle sue presunte responsabilità, che sarebbero state individuate una perizia fonica. Così è già arrivato un ricorso d’urgenza per il reintegro sul posto di lavoro. “L’azienda ritiene che fosse lui la persona di spalle che parlava con voce camuffata al giornalista – spiega l’avvocato Fausto Benigni – e noi abbiamo chiesto che venga adottato un provvedimento `inaudita altera parte´, ossia prima della convocazione delle parti, vista l’urgenza della decisione”.
Per certo il telegiornale diretto da Gennaro Sangiuliano, in quota Lega, in quel periodo assai doloroso, in pieno lockdown e con centinaia di morti ogni giorno, aveva mandato in onda una lunga serie di servizi su una presunta malagestione delle Rsa nelle “regioni rosse” come la Toscana. Lì dove c’erano state molte vittime, seppur in misura minore rispetto ad altre regioni italiane del settentrione, Lombardia in primis. Alla fine Enrico Rossi aveva protestato con i vertici Rai e la Commissione di Vigilanza.
Ora il licenziamento del delegato sindacale riaccende le polemiche. Il centrodestra a trazione leghista annuncia fuoco e fiamme, anche per preparare il terreno in vista delle elezioni regionali di settembre, e nella imminente seduta del Consiglio regionale toscano il caso terrà sicuramente banco, grazie a un question time del consigliere forzista Marchetti.
Ma non è solo la destra a protestare. “Se il lavoratore intervistato dal Tg2 fosse o meno il delegato sindacale è persino una questione secondaria – osserva Tommaso Fattori di Toscana a Sinistra – perché va difeso il diritto di qualsiasi lavoratore dell’Asl Toscana Centro a rilasciare interviste con contenuti critici. Figuriamoci di un delegato sindacale. E noi saremo sempre dalla parte di quei pochi operatori sanitari disposti a esporre le loro opinioni, e a raccontare le loro esperienze, anche a microfono acceso”.
Sulla stessa linea Rifondazione comunista, e in ambito sindacale i Cobas. Anche perché i sindacati di base non hanno dimenticato un altro licenziamento avvenuto in quel periodo drammatico, quello di un lavoratore di una cooperativa che opera a Borgo San Lorenzo e Scarperia in Mugello negli appalti dell’igiene ambientale, sanzionato dopo aver chiesto i dispositivi di protezione individuale nel proprio lavoro, e difeso in quel mese di aprile dai sindacati di base, e dalla sola Toscana a Sinistra.