Commissione, la squadra della presidente. Sfide su digitale e ambiente. Per l’Italia la nomina è una vittoria a metà: dovrà fare scelte collegiali con il rigorista Dombrovskis
di Alberto D’Argenio
BRUXELLES — Sarà una Commissione europea «agile e determinata», nelle intenzioni di Ursula von der Leyen proiettata verso il futuro. La presidente tedesca ci ha messo due mesi a formare il team nel quale l’Italia con Paolo Gentiloni porta a casa uno storico successo con il portafoglio agli Affari economici. L’ambizione è di trasformare il Continente da qui al 2024. Lo dimostrano le due vicepresidenze “esecutive”, nuove figure dai super poteri che von der Leyen ha affidato al laburista olandese Frans Timmermans e alla liberale danese Margrethe Vestager: «Rispecchiano le mie priorità politiche». Il primo con un corposo portafoglio si occuperà dello European Green Deal, ovvero della lotta al cambiamento climatico, e di tecnologia verde puntando alla leadership globale. La seconda con una delega monstre mantiene la Concorrenza e soprattutto guida il digitale con la scommessa di recuperare il gap tecnologico con Usa e Cina grazie a ingenti investimenti. Entrambi avranno competenze dirette sulla burocrazia Ue e al contempo guideranno una filiera di commissari.
A sorpresa c’è un terzo vice “esecutivo”, con un compito meno futuristico: è Valdis Dombrovskis. Come con Juncker il falco lettone resta responsabile dell’Euro, ma questa volta con maggiore forza. Nella sua area di competenza è inserito il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, che raccoglie un successo personale, del Pd e del ritrovato europeismo del Paese. L’ex premier, primo italiano a farlo, giudicherà i conti dei partner della zona euro, lavorerà alla Web tax per costringere i giganti della Rete a pagare le imposte in Europa e allargherà le competenze oggi di Moscovici con il piano Ue contro la disoccupazione.
Eppure, incassata l’indiscutibile vittoria politica contrastata fino all’ultimo dai rigoristi nordici, il compito di Gentiloni a Bruxelles non sarà facile. Negli ultimi cinque anni Moscovici ha bloccato il rigorismo di Dombrovskis facendo sponda con Juncker. Gentiloni dovrà essere abile a ripetere lo stesso schema con von der Leyen, ma stavolta contro un Dombrovskis “rinforzato”. Con un ulteriore elemento di difficoltà noto a Draghi alla Bce: da italiano sarà nel mirino dei nordici, pronti ad accusarlo di lassismo. E dovrà non cadere nella trappola di essere più rigorista dei rigoristi.
Sulla tensione gioca anche von der Leyen: «Gentiloni darà un buon equilibrio in una combinazione intelligente di punti di vista con Dombrovskis ». Ad ogni modo, ricordava la tedesca, «qualsiasi decisione sarà presa dal collegio», dove Gentiloni sui conti e sulla riforma del Patto di stabilità potrà contare su 10 socialisti e un drappello di liberali pro crescita contro 8 commissari del Ppe. La presidente ha poi sottolineato che «la flessibilità è chiara all’interno delle regole », che «Gentiloni conosce le sfide» così come il neo ministro Gualtieri «è al corrente delle aspettative verso l’Italia ».
Incassa un buon risultato anche la Francia, che ha già Christine Lagarde alla Bce per il dopo Draghi: Silvye Goulard va al Mercato Interno con delega anche all’industria della Difesa, pallino di Macron. La Spagna gioca sul tradizionale e con Josepp Borrell sostituisce Mogherini a capo della diplomazia Ue. L’Irlanda a mo’ di risarcimento per la Brexit incassa un portafoglio top: Phil Hogan avrà il Commercio col potere di negoziare accordi di libero scambio con il resto del mondo (e con Londra dopo il divorzio dalla Ue) in tempi di dazi firmati Trump. I migranti vanno al greco Schinas: ex portavoce della Commissione, ora è uno dei 5 vicepresidenti “tradizionali”.
Stasera il team von der Leyen partirà per un seminario in campagna, prima tappa verso le audizioni di fine mese di fronte al Parlamento europeo. A rischiare saranno l’ungherese Laszlo Trocsanyl (Allargamento) per avere scritto le leggi liberticide del governo Orbàn e la romena Rovana Plumb (Trasporti), sotto inchiesta a Bucarest per un provvedimento in favore del suo dominus politico, Liviu Dragnea. Tensione anche su Goulard, proprio ieri ascoltata in Francia per un caso di rimborsi sospetti, e sul polacco Janusz Wojciechowski (Agricoltura), colpito da un’inchiesta simile. Infine occhio a Borrell, nel mirino per le esternazioni ritenute troppo filo palestinesi.