Dagli Uffizi alla Cripta del Duomo: la Madonna del Solletico di Masaccio arriva a Siena
A partire dal prossimo 22 maggio si apre all’interno del Complesso monumentale del Duomo di Siena, la mostra dedicata alla committenza del cardinal Antonio Casini, vescovo di Siena tra il 1408 e il 1426, un principe della Chiesa al centro della politica religiosa del suo tempo, tanto da essere definito ‘l’altro papa’ da un diplomatico senese. Fra le opere appartenute all’insigne umanista e teologo si segnala la Madonna col Bambino, detta ‘del solletico, di Masaccio, tangibile segno del legame intenso del Casini con la Vergine Maria, prestito generosamente concesso dal direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike D. Schmidt, alla Fabbriceria senese. L’esposizione è stata promossa dall’Opera della Metropolitana, Rettore Guido Pratesi, con la collaborazione dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di val d’Elsa – Montalcino, della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto, Arezzo, della Biblioteca comunale degli Intronati e organizzata da Opera Laboratori.
CASINI, Antonio
CASINI, Antonio. – Nacque intorno all’anno 1378 a Siena dal famoso medico Francesco di Bartolomeo; dal padre ricevette non soltanto una salda cultura ma anche l’esempio di quelle qualità che contraddistinsero entrambi: la lealtà, la fedeltà, la discrezione, le particolari doti diplomatiche. Dopo aver studiato giurisprudenza – non è noto dove – il C. diventò canonico della cattedrale di Firenze e subcollettore pontificio per la Toscana. Nel 1407 fu nominato da Gregorio XII vescovo di Pesaro; poco dopo è ricordato anche come tesoriere pontificio. Quand Gabriele Condulmer l’8 maggio 1408 venne elevato alla dignità cardinalizia, il C. gli successe sulla cattedra vescovile di Siena. Nonostante le insistenze del padre il C. aderì all’ubbidienza pisana soltanto dopo l’elezione di Alessandro V, come del resto. anche il Comune di Siena. Il nuovo papa nominò immediatamente il padre del C. archiatra pontificio e confermò il C. vescovo di Siena e nominò il cugino Bartolomeo vescovo di Pesaro. Anche Giovanni XXIII continuò a servirsi del C. come tesoriere e. prima di partire per il concilio di Costanza, lo nominò governatore di Bologna e della Romagna. In questa veste il C. rappresentò con esemplare circospezione e fedeltà gli interessi del papa, anche dopo la sua deposizione da parte del concilio di Costanza, cercando per esempio – senza successo. – di ottenere l’aiuto di Venezia oppure di concludere una lega con Ferrara. Ma il 6 genn. 1416 Bologna si sollevò contro il governatore pontificio proclamando la Repubblica; in seguito, non abbiamo notizie del C. fino all’elezione di Martino V.
Il nuovo papa gli affidò la direzione della Tesoreria, benché avesse confermato nelle loro cariche i due tesorieri dei due papi deposti, e il 22 maggio 1419 lo nominò rettore generale di Orvieto e di alcune altre città occupate da Braccio da Montone, conferendogli i pieni poteri di farsele consegnare e di esercitarvi il governo (Partner, p. 634). Ma ciò si rese possibile soltanto dopo l’accordo stipulato tra Martino V e Braccio il 26 febbr. 1420. Non sappiamo per quanto tempo il C. esercitasse il suo ufficio, ma è molto probabile che egli tornasse a Roma al seguito della Curia. Nella sua qualità di tesoriere di Martino V il C. giunse all’apice della sua influenza politica: nelle sue mani si raccoglievano tutte le fila della diplomazia pontificia e di lui scrisse il diplomatico senese Andreoccio di Marco Bindi nel 1423: “Il veschovo nostro, che è lo altro papa… tutti li facti suoi maxime i segreti mi pare che passino per le mani d’essa sua paternità” (Brandmüller, 1965, p. 84).
In riconoscimento di questi suoi servizi il pontefice Martino V lo nomino cardinale con il titolo di S. Marcello, il 24 maggio del 1426. Con ciò tuttavia perse la carica di tesoriere e gran.parte della sua influenza politica. Martino V infatti considerava i cardinali suoi collaboratori in tutti gli affari che riguardavano la Chiesa nel suo insieme, ma nello stesso tempo energicamente assunse le redini del governo dello Stato della Chiesa (Brandmúller, 1967, pp. 600 s., 603 s .).
Senza ambizioni personali, dopo la morte di Martino V il C. deve aver svolto nel conclave una parte decisiva nell’elezione di Eugenio IV, al quale era legato d’amicizia sin dai tempi passati insieme nella Curia di Gregorio XII. Così nel corso del lungo e duro conflitto di Eugenio IV con il concilio di Basilea troviamo il C. a fianco del papa, come dimostrano le sue firme apposte alle bolle pontificie. Passò tutto il 1437 con il papa a Bologna e nella sua casa furono condotte le trattative con gli Este per il trasferimento del concilio a Ferrara. Dopo il raggiungimento dell’accordo il C. si recò a Ferrara e rimase presso il pontefice anche in seguito, quando il concilio fu trasferito a Firenze.
Durante tutta la vita il C. si dimostrò fedele alla sua città natale, di cui egli appoggiò come poteva la politica, finché lo permetteva la lealtà dovuta al papa. Ma ebbe anche la fiducia della Repubblica di Firenze, che era disposta ad appoggiare la sua candidatura dopo la morte di Martino V. Vespasiano da Bisticci lo conta tra gli “uomini singolari” del suo tempo. Aveva fondato due cappelle nella cattedrale di Firenze e donato un altare al duomo di Siena; nella cattedrale della sua città natale è ricordato da un’iscrizione redatta da papa Alessandro VII.
Una serie di lettere (1408-38)del C. indirizzate al Concistoro di Siena si conservano nell’Archivio di Stato locale (Concistoro, nn. 1869, 1872, 1878, 1880, 1883-88, 189599, 1901-1906, 1909-16, 1918-20, 1923, 1934-36, 1939-42);documenti relativi alla sua attività di governatore di Bologna e la nomina relativa sono nell’Arch. di Stato di Bologna, Libro Fantacini. Nella Biblioteca nazionale di Firenze si conserva un suo Liber capitaneorwn et aliorum negotiorum Conere apostolice relativo agli anni 1420-1423 (cod. Magliab. XIX, 82).
Fonti e Bibl.: Monumenta conciliorum generalium saeculi XV, a cura della Caesarea Academia Scientiarum, II, Vindobonae 1853, ad Indicom; Concilium Florentinum. Epistolae Pontificiao ad Concilium Florentinum spectantes, Romae 1940, ad Indicem; Concilium Florentinum. Acta Camerae Apostolicae et civitatum Venetiarum, Ferrariae, Florentiae, Ianuae de Concilio Florentino, ibid. 1950, ad Indicem; Concilium Florentinum. Fragmenta Protocolli, Diaria privata, Sermones, ibid. 1951, ad Indicem;A. Ciaconii Vitae et res gestao pontificum Romanorum…, II, Romae 1677, pp. 847 s.; Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini ill. del secolo XV, a cura di P. D’Ancona-E. Aeschlimann, Milano 1951, p. 117; G. A. Pecci, Storia del vescovado della città di Siena unita alla serie cronol. de’ suoi vescovi ed arcivescovi, Lucca 1748, pp. 304-316; A. Garosi, La vita e l’opera di Francesco Casini, archiatro di sei papi, in Bull. senese di storia Patria, XLII (1935), p. 309; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma…, XI, Roma 1877, p. 25 n. 39; P. Partner, The Papal State under Martin V, London 1958, ad Indicem;W. Brandmüller, Ein Nachspiel der Auflösung des Konzils von Siena innerhalb des Augustinerordens, in Römische Quartalschrift, LX (1965), pp. 186207 passim;Id., Der Uborgang vom Pontifikat Martins V. zu Eugen IV., in Quellen u. Forsch. aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XLVII (1967), pp. 585-618 passim;Id., Die ramischen Berichte des Pietro D’Antanio de’ Micheli an das Consistoro von Siena im Frühjahr 1431, in Bull. senese di storia Patria, LXXIII-LXXV (1966-1968), pp. 146-199 passim;Id., Sieneser Korrespondenzen zum Konzil von Pisa, in Ann. Hist. Conciliorum, VII (1975), pp. 166228; C. Eubel, Hierarchia catholica, I, Monasterii 1913, p. 446.