I due stilisti hanno selezionato 38 botteghe con cui stanno condividendo gli eventi e le presentazioni di queste tre giornate fiorentine
di Ilaria Ciuti
Sfilate e dintorni, dai gioielli agli artigiani considerati da Dolce e Gabbana, che hanno aperto ieri la loro tre giorni a Firenze, gioielli viventi essi stessi. tanto da selezionarne 38 per venire affiancati con le loro creazioni in pedana o nelle tavole e gli arredi di cene e cocktail e offrire così a loro e alla città che, dicono, ha « un patrimonio unico al mondo» una «vetrina e confidiamo anche un successo globale».
La giornata inizia la mattina con il banco in bella vista sulla Piazza di Santa Maria Novella davanti all’hotel Jk, dove l’artigiano di pelle e cuoio Federico Bechini, con bottega a Monsummano, crea le sue scarpe, comprese le sneaker in pelle, con il pregiato materiale ecologico del Consorzio Cuoio di Toscana che la sera manderà in pedana a Palazzo Vecchio un suo paio di classiche calzature stringate e un cappotto di pelle color tabacco tutto intrecciato. « Sono sempre più appassionato a questo mestiere — dice Bechini — Perché cresce, specie dopo la traumatica esperienza della pandemia, la passione della gente per le cose di buona qualità fatte a mano » . Poi la mattina prosegue con la mostra all’ora di pranzo dell’alta gioielleria di D& G, frequentata dagli eleganti, specie gli orientali, clienti vestiti da belli abiti della maison. Come la russa, abitante a Monaco, Innes Dudakova, o la coppia di cinesi di Londra incantati davanti al completo ( collier, orecchini e anello) in cui le pietre preziose e l’oro simulano allegre cascate di fragole. I clienti sono venuti in aereo privato a Peretola e l’incanto della mostra dove la fantasia accosta i colori tenui e pastello, il rosso dei rubini, il verde esplosivo degli smeraldi colombiani, le pietre preziose lavorate come fiori o frutta, ai dipinti di Mariotto di Nardo e alle altre meraviglie dell’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella dove, piazzata dentro un immenso ostensorio dorato, D& G lasciano in dono una preziosissima spilla (i prezzi di questi gioielli di sapore e barocco possono salire fino a 7 milioni) che rappresenta una boccetta portata da due angeli. Dopodiché pranzo leggero, preparato da Guldo Guidi nel chiostro e poi incontro con gli artigiani che la sera andranno in sfilata.
Pampaloni con la borsa porta documenti in noce di cocco e argento, la giacca da uomo bordata di argento, l’armatura in argento per la vendemmia, i cappelli di paglia di Grevi con un corsetto in paglia inusuale per l’uomo, come originale è il trasferimento sull’uomo di braccialetti e anelli da donna dei Fratelli Piccini. Loretta Caponi farà sfilare la sera un total look maschile in taffetà damascato color pavone, oro e viola. «Da giugno sognavamo di venire a Firenze e quando abbiamo incontrato il sindaco, l’ad di Pitti Raffaello Napoleone e, sempre di Pitti, Giuliana Parabiago, e abbiamo elaborato insieme il progetto di collaborazione con gli artigiani e la città che vogliamo promuovere nel mondo, non credevamo fosse vero » , dicono Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Ricordando « che ai tempi dei Medici gli artigiani delle botteghe si chiamavano artisti, come infatti sono. Noi abbiamo valorizzato e amato il fatto a mano ma nel mondo odierno abbiamo finito per scordarcene, travolti dal mercato di massa, la globalizzazione, l’omologazione » . Ma non sarà quest’ultima la via per rinascere dalla crisi. Almeno non per Firenze e l’Italia che « seducono il mondo non con la massificazione ma con la valorizzazione di talenti individuali. Siamo nati per curare la bellezza, e solo quella ci può dare successo. E non è vero che tra gli artigiani non ci sono i giovani, ne abbiamo trovati molti nelle botteghe». Lo testimoniano i figli d’arte più o meno ventenni, come Alessandro Penko, Tommaso Maselli, corniciaio, Leonardo Bianchi della Bianco Bianchi che lavora la scagliola, Bianca Guscelli nipote di Brandimarte.