Conte e Patuanelli difendono il decreto dalle accuse di Confindustria, ma dal testo spariscono le sanzioni
federico capurso
Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti non fa molto per nascondere, in questi giorni, la sua irritazione per il decreto anti-delocalizzazione a cui stanno lavorando il titolare del Lavoro Andrea Orlando e la vice ministra del Mise Alessandra Todde. Ostenta silenzio, perché non sarebbe «mai stato coinvolto sul dossier», lasciavano trapelare ieri gli uomini più vicini al numero due della Lega, come raccontato sulle pagine di questo giornale. Un modo – sibilano in ambienti di governo, sponda centrosinistra – per smarcarsi da quanto prodotto finora e spalleggiare Confindustria, che chiede a gran voce modifiche sostanziali. Ma una mail, inviata a cavallo tra la prima e la seconda settimana di agosto, sembra smontare la ricostruzione del titolare del Mise. Secondo quanto risulta a La Stampa, in quei giorni è stata inviata dalla vice ministra Todde la bozza del decreto agli uffici di via Veneto, poi inoltrata agli uomini più vicini a Giorgetti. Il giorno seguente, da quegli stessi uffici, arriva infatti una risposta alla mail di Todde, con consigli e osservazioni per eventuali modifiche al testo. Insomma, Giorgetti sarebbe stato pienamente informato, da più di due settimane, del contenuto del decreto.
«Io lavoro sempre in trasparenza, in condivisione con gli uffici di struttura del Mise – si difende Todde –. La bozza è stata condivisa con tutti giorni fa. E non ho problemi a relazionarmi con il ministro Giorgetti, con cui stiamo facendo un buon lavoro». Le polemiche, però, «lasciamole fuori – chiede la vice ministra M5S –. Chiunque dica che questa è una proposta anti-imprese, però, credo non abbia letto la bozza in maniera accurata». Si vuole evitare a tutti i costi uno scontro frontale interno al Mise, specie dopo gli attacchi subiti da Confindustria, ma la pressione inizia a salire. Per la prima volta interviene, non a caso, il leader grillino Giuseppe Conte che a margine del suo intervento al Meeting di Rimini prima accarezza le posizioni di Confindustria, chiedendo di mettere da parte «qualsiasi volontà di punire le imprese», ma poi alza un muro intorno al decreto. «Si devono pianificare gli interventi per rendere più difficili le pratiche di licenziamento con un semplice whatsapp – spiega Conte – ed evitare il “mordi e fuggi” di imprese che arrivano in Italia, approfittano dei benefici economici e poi delocalizzano». E l’ultima versione del decreto Orlando-Todde, prosegue il presidente M5S, «va nella direzione di una responsabilizzazione nel percorso di delocalizzazione». E gli fa eco il capodelegazione dei Cinque stelle al governo, il ministro Stefano Patuanelli: «Il lavoro che stanno facendo Orlando e Todde va difeso e spiegato. Credo che quando Confindustria avrà letto e compreso il percorso che si sta facendo, non potrà che condividerne i principi». Ad agevolare i buoni uffici tra Orlando, Todde e gli industriali, arriva poi la conferma che le sanzioni previste per le aziende sono sparite dal testo della bozza. Ma la strada del decreto è ancora lunga.