Donne, anziani e bambini trascorrono giornate al freddo, in attesa di salire su un treno per attraversare il confine. Bambini avvolti in diversi strati di vestiti, stipati in culle improvvisate nei sotterranei degli ospedali o nei rifugi antiaerei. Una donna che partorisce in un bunker. Un’altra che ha varcato il confine con la pancia di nove mesi, giusto in tempo per partorire in un paese straniero. Una volontaria che impara a usare la mitragliatrice distribuita dall’esercito ucraino. Una madre con un bambino in braccio che si distingue dalla folla per il piccolo cappotto rosa acceso, attraversando un ponte sotto bombardamento. Un gruppo di bambini seduti sul pavimento freddo di qualche rifugio, attorno a una giovane donna che racconta loro una storia.
IMMAGINI CHE HANNO GIRATO il mondo. Questo 8 marzo, la situazione delle donne in Ucraina è motivo di allarme. Con l’obbligo imposto agli uomini di rimanere nel paese e di arruolarsi nell’esercito, le donne – insieme a bambini, anziani e disabili – sono, secondo le organizzazioni per i diritti umani, la popolazione che attualmente corre il maggior rischio di violenze specifiche, oltre alla violenza del conflitto stesso.
Secondo le Nazioni unite, la crisi umanitaria potrebbe essere senza precedenti in Europa. Sfruttamento, abusi, violenze sessuali, violenze di genere e tratta sono alcuni dei rischi che ne derivano, soprattutto per le donne e le ragazze che viaggiano da sole attraverso il paese. A questo si aggiunge la mancanza dei servizi essenziali, come prestazioni mediche di emergenza, assistenza sanitaria e servizi sociali. Negli ultimi giorni ospedali, scuole, strutture idriche e sanitarie, nonché orfanotrofi, sono stati presi di mira dai bombardamenti russi.
L’Irc (International Rescue Committee) stima che circa 80mila donne partoriranno nei prossimi tre mesi in Ucraina, «molte delle quali senza accesso all’assistenza sanitaria fondamentale se la crisi continua a chiudere i servizi essenziali. Per alcune, il parto sarà un’esperienza pericolosa», avverte Lani Fortier, direttrice dell’Irc per le consegne in caso di emergenza.
Al manifesto la presidente dell’associazione Let’s Do It Ukraine, Julia Markhel, attualmente in Italia, riferisce che la situazione più grave è quella delle mamme con bambini piccoli, come sua sorella, che ha tre figli e adesso si trova sola a Kropyvnytskyi, 300 chilometri a sud di Kiev. «Lei non sa come arrivare ai confini perché gli autobus e i treni non funzionano. L’esercito russo attacca chiunque cerchi di viaggiare in auto. È rischioso restare a casa, ma anche uscire. Inoltre, è difficile trovare rifugi con spazio per tutti i bambini. Molte persone sono nella stessa situazione», racconta.
LET’S DO IT È UNA DELLE ONG che opera oggi in Ucraina: «Chi è nel paese ha bisogno di cibo, medicine, pannolini, materiale medico, tutto. Aspettiamo l’effettiva apertura dei corridoi umanitari, che sono essenziali», dichiara Markhel. I due corridoi che il 5 febbraio avrebbero dovuto mettere in salvo gli abitanti di Mariupol e di Volnovakha, da giorni sotto gli attacchi russi, sono risultati un fallimento, dovuto a continue violazioni del cessate il fuoco, secondo gli ufficiali ucraini.
L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani (Ohchr) rileva che le donne, in prima linea nel sostegno alla risposta umanitaria e al ripristino dei diritti umani collettivi in questo momento, finora sono state totalmente assenti dal tavolo dei negoziati tra la Federazione Russa e l’Ucraina. Secondo l’Ohchr, è essenziale includerle insieme alle organizzazioni femministe, per garantire la loro protezione e assicurare che i loro bisogni siano presi in considerazione. «L’inclusione delle donne stesse nei processi decisionali e nella risposta umanitaria è essenziale per garantire che i loro diritti siano rispettati e per migliorare i processi di pace e sicurezza», ha dichiarato la direttrice esecutiva dell’Unicef, Sima Bahous.
1,2 MILIONI DI PERSONE hanno lasciato l’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa il numero dei profughi potrebbe raggiungere i 4 milioni nelle prossime settimane, stimano le Nazioni unite. La stragrande maggioranza sono e saranno donne e bambini.