CENTRODESTRA IN BILICO PER UNO SCONTRO IRRISOLTO

 

di Massimo Franco

 

Per avere una fotografia non troppo sfuocata della situazione del centrodestra basta mettere insieme due frammenti, entrambi offerti da Giorgia Meloni. Il primo è l’ammissione della leader di Fratelli d’Italia di avere visto l’ultima volta il leghista Matteo Salvini dopo la rielezione al Quirinale di Sergio Mattarella, oltre due mesi fa: cosa che, per degli alleati, è piuttosto singolare. La seconda è l’assemblea che la destra d’opposizione ha organizzato a Milano dal 29 aprile al 1° maggio: un’iniziativa vissuta dal Carroccio come un’incursione nel «suo» Nord; e dunque una sfida diretta. Non significa che la coalizione considerata in vantaggio alle prossime elezioni politiche sia destinata a naufragare. La prospettiva di una vittoria dovrebbe spingere comunque a un accordo. Ma è sempre più evidente che si tratterà di un percorso tormentato per definire chi guiderà lo schieramento. Meloni continua a lanciare segnali che fanno pensare a una sorta di larvato boicottaggio da parte degli alleati, per impedirle di aspirare a Palazzo Chigi. «Ho segnali altalenanti. Non sempre ho l’impressione», sostiene, «che la priorità sia far vincere il centrodestra». La stessa prospettiva di una federazione tra Lega e Forza Italia, e l’investitura che di recente Silvio Berlusconi ha dato a Salvini, sono guardate con freddezza. FdI considera queste mosse come un segno di debolezza. «Spero che lo facciano per convinzione e non per paura», li punzecchia Meloni, senza escludere del tutto di correre da sola. Il fatto di ritrovarsi all’opposizione del governo di Mario Draghi le regala il vantaggio di potersi muovere con maggiore libertà. Sulla politica estera, essersi schierata con la Nato contro l’aggressione russa all’Ucraina le consente di parlare bene della candidata dell’ultradestra francese, l’euroscettica Marine Le Pen, senza per questo attirarsi il sospetto di essere filo-Putin come Salvini. Ma rimangono le riserve su uno schieramento italiano che fosse egemonizzato da partiti considerati ostili all’Ue. Il fatto che FdI sia contro il governo Draghi può pagare in termini elettorali, come sembra stia facendo a spese della Lega. Lascia aperte molte domande, invece, sulle posizioni di politica internazionale e sulla capacità di governare. Il tema rimane dunque non tanto quello di un’eventuale affermazione del centrodestra ma di «quale» centrodestra. La competizione tra FdI e Lega finora ha prodotto un travaso di voti ma non uno sfondamento. E i risultati nelle Amministrative del 2021 hanno segnalato una vistosa incapacità di proporre candidature convincenti: una lacuna che Meloni vorrebbe smentire a Milano. Ma le tensioni che si ripropongono in vista del prossimo voto di giugno, in Sicilia ma non solo, sono indizi di uno scontro irrisolto.

 

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