L’elenco dei debitori che hanno rotto la banca di Siena
Il presidente della Commissione d’inchiesta sui disastri del credito ha nascosto l’identità di chi non ha restituito i milioni avuti in prestito. E querela noi che l’abbiamo detto a chiare lettere. Ma i suoi giochetti non funzionano: la lista è uscita e noi la offriamo ai lettori. La verità fa male alla politica
Il problema più piccolo è di poco superiore ai 24 milioni di euro e viene dalla Plusvalore spa, una società in liquidazione che appartiene al gruppo Delta di Bologna, una sorta di appendice italiana della Cassa di risparmio di San Marino. Quello più rilevante ha il nome del gruppo Sorgenia all’inizio appartenuto a Carlo De Benedetti e poi ceduto a un pool di banche creditrici: la sola Sorgenia Power rappresenta un peso da 318,9 milioni di euro. Fra questi due estremi ci sono altri 98 nomi di società: ecco la annunciatissima lista dei debitori del Monte dei Paschi di Siena che non hanno onorato le restituzioni dei prestiti secondo le scadenze stabilite e che è agli atti della commissione di inchiesta sulle banche guidata da Pier Ferdinando Casini. Quella lista ufficialmente è stata secretata dall’ufficio di presidenza della commissione ma il segreto è in gran parte di Pulcinella perché molti nomi erano quelli anticipati da Libero nel gennaio scorso. Qualcuno aveva precisato, qualcun altro smentito, ma i finanziamenti di Mps erano stati quasi sempre resi pubblici e le difficoltà di rientrare dall’esposizione in gran parte note. D’altra parte non si tratta di vicende private, perché quelle difficoltà a rientrare dai prestiti ricevuti si sono trasformate in un problema gigantesco per la banca senese e hanno comportato la necessità dell’intervento del governo, con impiego di soldi pubblici. Diventa davvero difficile comprendere perché i cittadini debbano pagare senza nemmeno essere consultati guai che oltretutto non abbiano nemmeno il diritto di conoscere. Ai contribuenti si fa un danno e a questo si aggiunge la beffa di rendere segreti i motivi di quel prelievo dalle loro tasche. Ecco perché Libero , non potendo riparare il danno, ha deciso almeno di evitare ai contribuenti quella odiosa beffa, pubblicando quella lista dei primi cento debitori del gruppo bancario senese che almeno offre un piccolo spicchio di informazione a chi ha diritto di conoscere. Ai lettori una premessa: quella lista è assai tardiva, e non racconta tutta la verità sui guai passati da Mps anche per una scellerata gestione del credito. Messi tutti insieme, i primi 100 debitori rappresentano per la banca un problema di poco inferiore ai 5 miliardi di euro: si tratta di una somma alta, ma assai più bassa dei guai passati dall’istituto senese in questi anni. Quei 100 sono quelli esistenti al 30 settembre scorso, ma non vi figurano centinaia di altri clienti che hanno preso i soldi e poi non li hanno restituiti semplicemente perché quei buchi sono stati nel tempo accantonati o quei crediti cartolarizzati in operazioni di importo mostruoso: Mps ha già subito tutti i danni possibili, ma il tumore che li ha causati è ormai stato estirpato, e quindi dimenticato. Sarebbe opportuno avere la verità anche su quella lista ormai fantasma, che però può raccontare un altro pezzo di questa disastrata storia. Accanto ai 100 nomi che pubblichiamo ci sono due sigle forse non note alla maggiore parte dei lettori. Una è più intuibile: «soff». Si accompagna a crediti che la banca ha classificato in sofferenza: quei soldi non verranno quindi restituiti perché chi li ha presi non è più in grado di farlo, o perché fallito o perché in situazione finanziaria comunque non compatibile con il pagamento dei suoi debiti. La seconda sigla«Utp»- è l’acronimo di una frase inglese: «unlikely to pay». Questa espressione che in italiano si traduce «inadempienze probabili» si usa quando la banca è a buona ragione convinta che il cliente non rimborserà tutto il debito secondo il capitale e gli interessi calcolati. Magari lo farà in parte e cercherà di avere sconti sul dovuto, e in ogni caso per riavere qualcosa sarà necessario escutere le garanzie fornite al momento della concessione del credito. La lista dei 100 debitori ha 42 clienti in sofferenza e 58 classificati come probabili inadempienti. Fra di loro ci sono molti nomi noti dell’impresa locale e nazionale. Ci sono grandi armatori arrivati sull’orlo del fallimento ma con il gruppo ancora in bonis come la Rizzo Bottiglieri e De Carlini (RBD) Armatori, cui fu concessa con generosità nuova finanza quando a guidare la banca senese era Giuseppe Mussari: oggi la loro esposizione lorda è di 255 milioni di euro. C’è l’esattore ufficiale della Regione Sicilia che si chiama Riscossione Sicilia (ex Serit Sicilia) e che è sull’orlo della liquidazione e a Mps deve la bellezza di 237 milioni di euro. C’è un altro gruppo di armatori questa volta napoletano come la Giuseppe Bottiglieri shipping che nel 2017 è stata ammessa al concordato preventivo in continuità e che deve all’istituto senese 120,3 milioni di euro. Sono invece considerati ormai persi i 109 milioni di euro che doveva uno dei colossi delle cooperative rosse, quella Unieco di Reggio Emilia che nella primavera scorsa è andata in liquidazione coatta amministrativa: nel suo cda sedeva perfino il numero uno di Lega Coop, Ivan Lusetti. Ma fra i grandi debitori di Mps si troverà una specie di guida Monaci vip, dove a vario titolo si troveranno società che al momento dell’ erogazione del credito appartenevano a imprese pubbliche come Fintecna o addirittura ad enti pubblici come il comune di Napoli (Bagnoli Futura) o di Roma (Atac spa), al mondo della cooperazione come all’imprenditoria privata. Fra gli azionisti delle società prime debitrici del Monte dei Paschi figurano infatti imprenditori come la famiglia Merloni con la capogruppo, o come Maurizio Zamparini ben noto al mondo del calcio (sua la Gasda spa) e ancora Alfio Marchini (Nsfi srl), l’ex raider bresciano Emilio Gnutti, i fratelli fiorentini Corrado e Mascolo Fratini che vendettero il loro Four Season di Firenze al Qatar, il gruppo Mezzaroma, quello familiare di Luca Cordero di Montezemolo e tanti altri più o meno noti. Al Monte dei Paschi anche un piccolo record: i suoi problemi nascono anche da uno sceicco degli Emirati Arabi, paese ricchissimo che ha fra i migliori pagatori del mondo. C’è una società- laItem Capomulini srl, che doveva costruire un mega resort Hilton Capomulini a Catania- che con Mps ha un debito di difficile restituzione da 26,6 milioni di euro. Il proprietario è appunto uno sceicco di Abu Dhabi, Hamed bin Al Ahmed…
Libero – PIETRO SENALDI – 25/11/2017 pg. 1 ed. Nazionale.