In questo ultimo saggio, che è una sorta di summa delle sue precedenti opere, Byung-Chul Han mostra la scomparsa della figura dell’Altro, nel mondo dominato dalla digital communication e dai rapporti neoliberistici di produzione. La singolarità dell’Altro disturba, in effetti, l’incessante e frenetica circolazione di informazioni e capitali, e la sua rimozione lascia il campo al proliferare dell’Uguale, che favorisce la massima funzionalità e velocità dei processi sociali. Ma dove è promossa solo la positività dell’Uguale, la vita s’impoverisce e nascono nuove patologie: l’inflazione dell’io imprenditore di se stesso genera angoscia e autodistruttività, la conoscenza e l’esperienza sono sostituite dalla mera informazione, le relazioni personali cedono il passo alle connessioni telematiche. Solo l’incontro con l’Altro, vivificante e destabilizzante, può conferire a ciascuno la propria identità e generare esperienza reale. Ed è prioprio per questo motivo che il saggio si chiude sottolineando l’urgenza della costruzione di una comunità umana fondata sull’ascolto e sull’apertura all’Altro.