Sta per iniziare un dialogo fra il Ministero del Tesoro e Unicredit per la fusione fra quest’ultimo e il Monte senza che ci sia, a quanto sembra, nessun ipotesi o presenza negoziale del territorio. Per territorio ovviamente non intendo solo quello di Siena. Gli unici a porre delle condizioni sono proprio i rappresentanti di Unicredit che chiedo un bonus di sei miliardi e la possibilità di scegliere cosa è più redditivo per i loro soci. L’accordo fra la Fondazione e il Monte ha sicuramente accelerato il negoziato in oggetto. A quanto sembra, però, oltre che alla esigua cifra non ha ottenuto nulla in contropartita che non sia di natura economica. Non è stata gestita politicamente. Ora è il momento di farsi sentire, ammesso che si sia ancora in tempo e di fare proposte che siano credibili per ottenere i riconoscimenti di cui Siena e la Toscana ha bisogno. (P.P.)
BANCA MPS, UNICREDIT E IL DIALOGO CHE SERVE
di Roberto Barzanti
Con un comunicato che lascia adito a molteplici interpretazioni, Unicredit ieri ha ufficializzato il suo interesse a un’operazione, concordata col Ministero dell’Economia e delle Finanze, che sciolga gli interrogativi circolanti sulle sue intenzioni a proposito dell’acquisizione della parte sana di Banca Monte dei Paschi.
Banca e Ministero «hanno approvato i presupposti per una potenziale operazione avente ad oggetto le attività commerciali di Mps, attraverso la definizione di un perimetro selezionato e di adeguate misure di mitigazione del rischio. A tal fine, avvieranno interlocuzioni in esclusiva per verificare la fattibilità dell’operazione». Traspare il disegno di acquisire parte delle attività propriamente creditizie, gestione del risparmio e forse le interessenze in società di assicurazione. Insomma si tratterebbe di scegliere le funzioni che creano meno incognite e chiedere in cambio misure atte ad attenuare i rischi. È presto per immaginare da questa iniziale battuta la strategia che Orcel e il ministero hanno in mente e forse parlare banalmente di uno «spezzatino» sarebbe semplificare le cose. La comunicazione si è resa necessaria dall’insistenza con cui le autorità bancarie europee, in vista dei risultati degli stress test, hanno chiesto di conoscere la prospettiva per la quale si sta lavorando. Il che sembra allontanare l’eventualità che l’uscita dello Stato, oggi principale azionista — al 64% — di Rocca Salimbeni, debba avvenire entro il 2021. Di fronte alla potenziale accelerazione che si profila è essenziale che, per quanto è in loro potere, le istituzioni senesi e regionali facciano sentire la loro voce, tenendo presente che un misurato dimagrimento del Monte in un nuovo contesto è preferibile alle incertezze. Significativa la soddisfazione espressa dalla presidente Grieco e dal ceo Bastianini. Un serio e largo confronto non inficiato da demagogie elettoralistiche è più che mai necessario.