Bersaniani pronti a smarcarsi dal governo e dall’ex sindaco “Netto dissenso sui conti del Def”.

GOFFREDO DE MARCHIS
ROMA.
«Tira un’aria molto critica sul Def». Dal gruppo dei bersaniani al Senato arriva l’ultima minaccia al governo Gentiloni e al rapporto con Giuliano Pisapia. La più seria visto che tra 24 ore si votano a Palazzo Madama i saldi dei conti pubblici e la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza. E per la prima risoluzione serve la maggioranza assoluta, ovvero 161 “sì”. Sono parole di rottura quelle che filtrano attraverso i senatori di Mdp. Rottura con l’esecutivo appoggiato dal Pd di Matteo Renzi ma anche con lo stesso Pisapia, che proprio ieri mattina ha incontrato il premier mettendo sul tavolo le richieste della sua area ma in sostanza concordando un via libera ai passaggi preliminari della legge di bilancio.
Poche ore dopo il vertice tra Gentiloni e Pisapia a Palazzo Chigi, dove erano presenti anche i capigruppi di Mdp Francesco Laforgia e Maria Cecilia Guerra, i bersaniani alzano il tiro e danno un giudizio severo sulla manovra, in attesa di ascoltare l’audizione di Piercarlo Padoan oggi in commissione. L’incontro è stato cordiale, però non ha risolto i problemi. È servito soprattutto per confermare la leadership dell’ex sindaco di Milano in quel campo. Legittimazione che può durare lo spazio di qualche giorno se è vero che al Senato si prepara una resa dei conti.
I fuoriusciti del Pd studiano la strada migliore per applicare una formula che è di palese rottura: «Non faremo arrivare la trojka in Italia e allo stesso tempo esprimeremo il nostro netto dissenso sulla politica economica ». Come? Il gruppo ha già individuato, nelle pieghe dei regolamenti parlamentari, il metodo per segnare lo strappo finale con il governo Gentiloni. L’obiettivo è anche quello di costringere il Pd a un “abbraccio” con Forza Italia, i cui voti potrebbero diventare decisivi. Lo ha fatto capire Pier Luigi Bersani parlando a Radio Radicale: «Qual è la vera maggioranza? Quella con noi o quella della nuova legge elettorale con Berlusconi e Salvini?».
Quale sia questo “trucco” dei regolamenti parlamentari è una carta che resta coperta. La minaccia però è reale. Si punta a colpire la nota di aggiornamento che ha bisogno solo della maggioranza semplice. Quindi, basta uscire dall’aula. Non sarebbe a rischio il voto sui saldi per il quale occorre la maggioranza assoluta «anche se non è un provvedimento neutro, come si dice. Contiene scelte, ad esempio la nuova previsione di deficit al 2,3 per cento», dice un senatore bersaniano. Possibile che Mdp mandi sotto la maggioranza sui conti, premessa indispensabile per lavorare alla Finanziaria e chiave della credibilità italiana in Europa? Il Pd e Palazzo Chigi ancora non ci credono, ma tengono le antenne dritte. E anche Sergio Mattarella sta seguendo da vicino le dinamiche del voto al Senato.
Il vertice con Pisapia doveva servire proprio a blindare le votazioni di domani. Ma il solco tra l’ex sindaco e i bersaniani si è allargato anziché restringersi. Può diventare una frattura insanabile. A quel punto Mdp imboccherebbe la via dell’opposizione in tandem con Sinistra italiana, prefigurazione del futuro cartello elettorale. Non è la strada di Pisapia.
Si è capito anche durante il colloquio a Palazzo Chigi. Le richieste del leader di Campo progressista sono state nette, in linea con Mdp. Non hanno sortito un effetto immediato, ma l’intenzione è rimandare il confronto alla legge di bilancio. Non è la stessa scelta dei bersaniani, a sentire le voci dei senatori. Gentiloni pensa di aver fatto tutto il possibile. Il gruppo Mdp è l’unico ad essere stato ricevuto due volte in questi mesi, a differenza di Ap (una volta). La presidente dei senatori Guerra conferma i tre incontri con Padoan, precisando: «L’ho visto da amica ed economista, non da capogruppo». Insomma, l’attenzione non è mancata. Per Pisapia può essere sufficiente ad avviare un percorso, per Articolo 1 a quanto pare no.
Guerra racconta che «il presidente del Consiglio ci ha detto con forza di considerarci una componente della maggioranza. È un dato positivo», ammette. Il punto è la strategia elettorale scelta dai vertici del movimento. Ci sono alcune ore per lavorare a un’intesa. Padoan indicherà una rotta, il gruppo dei bersaniani si riunirà ancora oggi pomeriggio.
Eppure l’aria è da resa dei conti. Pesa la discussione sulla legge elettorale, considerata un obbrobrio da Bersani e D’Alema. Ma Gentiloni vuole scongiurare contraccolpi sulla manovra economica. Anche il dissenso sul Def non sarebbe un passaggio indolore. Non votando il documento si metta un’ipoteca contro tutti i passaggi della legge di bilancio nelle aule parlamentari. E il percorso a ostacoli non è il modo migliore per arrivare in porto.
Fonte: La Repubblica, ww.repubblica.it/