LE IDEE
Silvio Berlusconi apre la campagna elettorale ad Hammamet. Diciotto anni dopo la morte – il 19 gennaio – ha deciso di prendere l’aereo e pagare un tributo di affetto e gratitudine all’amico e al leader che lo ha sostenuto nella scalata della tv commerciale: Bettino Craxi.
pagina 8 Silvio Berlusconi apre la campagna elettorale ad Hammamet. Diciotto anni dopo la morte – il 19 gennaio – ha deciso di pagare un tributo di affetto e gratitudine all’amico e al leader che lo ha sostenuto nella scalata della tv commerciale: Bettino Craxi. Con discrezione ha chiesto alla famiglia: «Posso?». La risposta è stata: «Sì, grazie». Così il capo di Forza Italia la prossima settimana prenderà l’aereo ed entrerà nel piccolo cimitero cristiano davanti al mare dove riposa Craxi sotto la lapide che recita: «La mia libertà equivale alla mia vita».
Berlusconi si mette in viaggio anche per il ricordo dello strettissimo rapporto personale con il leader del Psi. Rapporto mai interrotto, dopo, con la vedova Anna, rimasta a vivere in Tunisia e con i figli Stefania e Bobo, entrambi parlamentari azzurri per una legislatura, anche se oggi il figlio è tra i fondatori di Liberi e Uguali. Ma Berlusconi è stato ad Hammamet solo altre due volte dopo la scomparsa di Bettino. Il giorno dei funerali nel 2000. Era già un capo politico, la scelta fu tormentata. Tutti sanno che lo convinse la risolutezza dell’ex moglie Veronica Lario. Anna e Bettino erano stati testimoni delle loro nozze. Tornò nel 2003 durante una visita che lasciò l’amaro in bocca alla famiglia. Berlusconi si trattenne nella villa di Route El Fawara finché non scese la notte. E in quella strada quando è buio, è buio pesto. Poi, si recò al cimitero e rimase quattro minuti di orologio. Dando l’impressione di non voler essere fotografato o intervistato dai giornalisti al seguito.
Ecco perché il viaggio inaspettato della prossima settimana, non ancora annunciato pubblicamente per motivi di sicurezza, motivi aggravati dagli scontri in corso nel Paese dei gelsomini, non può non avere un profondo significato politico: sovrapporre l’immagine di Berlusconi a quella di Craxi.
Il leader socialista ha ottenuto, nel corso degli anni, una riabilitazione politica culminata con un messaggio dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Fondazione intitolata a Craxi. Nel sentimento comune questi riconoscimenti postumi non hanno spostato granché: Craxi continua a essere o molto amato o molto detestato. La sua eredità socialista, inoltre, è ormai dispersa e sfuocata in vari schieramenti. Ma il Cavaliere punta a un’operazione nostalgia. Agli elettori che rimpiangono la Prima repubblica e con essa l’uomo forte di quegli anni. In più «contro la Repubblica giudiziaria sognata dai 5 stelle che per me invece è un incubo» non bastano le parole. Berlusconi vede l’ombra di Piercamillo Davigo dietro Di Maio, ovvero il gip del pool di Mani pulite che mise sotto accusa il capo dei socialisti. Perciò si rivolge all’Italia antigiustizialista, con l’omaggio alla personalità che come ha scritto lo scorso ottobre il presidente dell’europarlamento e possibile premier di Forza Italia, Antonio Tajani, nel libro delle condoglianze «pagò per colpe non sue il prezzo di un immeritato esilio».
La storia dei rapporti tra Craxi e Berlusconi, negli anni del cosiddetto esilio tunisino, è un’altalena di alti e bassi. Niente a che vedere con il sodalizio di ferro della stagione del potere craxiano. Le televisioni Fininvest cavalcano Tangentopoli e contribuiscono alla fine del vecchio sistema. Quando Berlusconi scende in campo, Craxi scettico gli dice: «Provaci». Quando Forza Italia nel 1994 trionfa, l’ex segretario socialista commenta rassegnato: «Ho sputato sangue vent’anni per guadagnare un 2 per cento. Arriva quello e in tre mesi si prende l’Italia». Fino alla lite nel momento in cui Silvio comunica a Bettino che vuole Di Pietro nel governo. Allora, Craxi, nella casa di Hammamet, scaglia la cornetta del telefono contro il muro.
La prima uscita dal villone di Arcore e dagli studi televisivi avviene dunque fuori dall’Italia, ma punta dritto alla pancia del Paese oggi molto disorientata. È il tentativo di una connessione sentimentale con un pezzo di opinione pubblica, in particolare quella più anziana. E parlando di età, Berlusconi non sottovaluta neanche la sua. In qualità di ex premier, ha fissato un incontro con Beji Caid Essebsi, il primo presidente democratico della Tunisia. Un signore di 91 anni, al confronto del quale il Cavaliere sembrerà un ragazzino (81 anni).
Questo è il secondo elemento sul quale poggia la trasferta. Sempre che la situazione difficile in Tunisia (oggi si ricorda la Primavera in un clima di forti contestazioni) non metta a rischio il vertice o l’intera missione.
pagina 8 Silvio Berlusconi apre la campagna elettorale ad Hammamet. Diciotto anni dopo la morte – il 19 gennaio – ha deciso di pagare un tributo di affetto e gratitudine all’amico e al leader che lo ha sostenuto nella scalata della tv commerciale: Bettino Craxi. Con discrezione ha chiesto alla famiglia: «Posso?». La risposta è stata: «Sì, grazie». Così il capo di Forza Italia la prossima settimana prenderà l’aereo ed entrerà nel piccolo cimitero cristiano davanti al mare dove riposa Craxi sotto la lapide che recita: «La mia libertà equivale alla mia vita».
Berlusconi si mette in viaggio anche per il ricordo dello strettissimo rapporto personale con il leader del Psi. Rapporto mai interrotto, dopo, con la vedova Anna, rimasta a vivere in Tunisia e con i figli Stefania e Bobo, entrambi parlamentari azzurri per una legislatura, anche se oggi il figlio è tra i fondatori di Liberi e Uguali. Ma Berlusconi è stato ad Hammamet solo altre due volte dopo la scomparsa di Bettino. Il giorno dei funerali nel 2000. Era già un capo politico, la scelta fu tormentata. Tutti sanno che lo convinse la risolutezza dell’ex moglie Veronica Lario. Anna e Bettino erano stati testimoni delle loro nozze. Tornò nel 2003 durante una visita che lasciò l’amaro in bocca alla famiglia. Berlusconi si trattenne nella villa di Route El Fawara finché non scese la notte. E in quella strada quando è buio, è buio pesto. Poi, si recò al cimitero e rimase quattro minuti di orologio. Dando l’impressione di non voler essere fotografato o intervistato dai giornalisti al seguito.
Ecco perché il viaggio inaspettato della prossima settimana, non ancora annunciato pubblicamente per motivi di sicurezza, motivi aggravati dagli scontri in corso nel Paese dei gelsomini, non può non avere un profondo significato politico: sovrapporre l’immagine di Berlusconi a quella di Craxi.
Il leader socialista ha ottenuto, nel corso degli anni, una riabilitazione politica culminata con un messaggio dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Fondazione intitolata a Craxi. Nel sentimento comune questi riconoscimenti postumi non hanno spostato granché: Craxi continua a essere o molto amato o molto detestato. La sua eredità socialista, inoltre, è ormai dispersa e sfuocata in vari schieramenti. Ma il Cavaliere punta a un’operazione nostalgia. Agli elettori che rimpiangono la Prima repubblica e con essa l’uomo forte di quegli anni. In più «contro la Repubblica giudiziaria sognata dai 5 stelle che per me invece è un incubo» non bastano le parole. Berlusconi vede l’ombra di Piercamillo Davigo dietro Di Maio, ovvero il gip del pool di Mani pulite che mise sotto accusa il capo dei socialisti. Perciò si rivolge all’Italia antigiustizialista, con l’omaggio alla personalità che come ha scritto lo scorso ottobre il presidente dell’europarlamento e possibile premier di Forza Italia, Antonio Tajani, nel libro delle condoglianze «pagò per colpe non sue il prezzo di un immeritato esilio».
La storia dei rapporti tra Craxi e Berlusconi, negli anni del cosiddetto esilio tunisino, è un’altalena di alti e bassi. Niente a che vedere con il sodalizio di ferro della stagione del potere craxiano. Le televisioni Fininvest cavalcano Tangentopoli e contribuiscono alla fine del vecchio sistema. Quando Berlusconi scende in campo, Craxi scettico gli dice: «Provaci». Quando Forza Italia nel 1994 trionfa, l’ex segretario socialista commenta rassegnato: «Ho sputato sangue vent’anni per guadagnare un 2 per cento. Arriva quello e in tre mesi si prende l’Italia». Fino alla lite nel momento in cui Silvio comunica a Bettino che vuole Di Pietro nel governo. Allora, Craxi, nella casa di Hammamet, scaglia la cornetta del telefono contro il muro.
La prima uscita dal villone di Arcore e dagli studi televisivi avviene dunque fuori dall’Italia, ma punta dritto alla pancia del Paese oggi molto disorientata. È il tentativo di una connessione sentimentale con un pezzo di opinione pubblica, in particolare quella più anziana. E parlando di età, Berlusconi non sottovaluta neanche la sua. In qualità di ex premier, ha fissato un incontro con Beji Caid Essebsi, il primo presidente democratico della Tunisia. Un signore di 91 anni, al confronto del quale il Cavaliere sembrerà un ragazzino (81 anni).
Questo è il secondo elemento sul quale poggia la trasferta. Sempre che la situazione difficile in Tunisia (oggi si ricorda la Primavera in un clima di forti contestazioni) non metta a rischio il vertice o l’intera missione.
La Repubblica – Goffredo De Marchis – 14/01/2018 pg. 1 ed. Nazionale.