Il manager era stato indicato dai 5Stelle, ora il Mef punta a un cambio di strategia in vista della ricapitalizzazione. Massiah, Lovaglio, Vandelli in corsa. Cda il 7 febbraio
di Andrea Greco
MILANO — Il Tesoro, primo azionista con il 64%, lavora per la sostituzione di Guido Bastianini, dall’aprile 2020 amministratore delegato del Monte dei Paschi. Un caso politico oltre che bancario, dato che l’ex manager di Carige e Capitalia era stato tra i pochi nomi scelti su indicazione del M5s. La resa dei conti dovrebbe avvenire nel prossimo cda della banca senese, convocato il 7 febbraio per l’esame dei conti 2021. Che, tra l’altro, dovrebbero veder crescere fino a circa mezzo miliardo i 388 milioni di utile netto racimolati a fine settembre dalla banca.
La richiesta di fare un passo indietro, che non viene commentata ufficialmente ma trova conferma presso più fonti coperte, sarebbe arrivata dopo un incontro svoltosi mercoledì scorso al Tesoro, ma già rinviato due volte da dicembre. Davanti a Bastianini sarebbero comparsi, secondo Il Tempo , il direttore generale del Mef, Alessandro Rivera, il capo di gabinetto Giuseppe Chinè e Filippo Giansante, responsabile delle partecipazioni del Mef. I tre avrebbero motivato con un «cambio di strategia » la scelta di puntare su un nuovo manager a Siena. Una decisione che potrebbe anche essere legata alla ricapitalizzazione, stimata in circa 2,5 miliardi, che il Monte dovrà realizzare sul mercato nel corso dell’anno, per completare il percorso di ristrutturazione legato all’uscita del Tesoro dal capitale dopo il salvataggio pubblico del 2017. Il progetto di far comprare la banca a Unicredit, rincorso dal Tesoro per un anno e “addolcito” da una dote pubblica da 7 miliardi per i compratori, è naufragato lo scorso ottobre perché Unicredit chiedeva di più. A quel punto il Tesoro ha deciso di chiedere una proroga fino a due anni all’Ue per uscire da Mps (gli impegni 2017 erano di farlo entro la primavera 2022). In attesa di una risposta da Bruxelles, il Mef e la banca stanno portando avanti il piano strategico che prelude alla ricapitalizzazione di Mps, richiesta anche dalla vigilanza Bce.
Nella riunione di mercoledì scorso pare che Bastianini abbia ascoltato e preso atto, e le parti si sarebbero aggiornate in vista del cda di lunedì. Tecnicamente il Tesoro, che non ha direzione e coordinamento né funzioni di holding su Mps, potrebbe convocare un’assemblea e chiedere un rinnovo delle cariche. Ma la strada scelta sembra quella, più tipica, della moral suasion: con la richiesta che sia Bastianini a dimettersi. Solo che chi conosce il banchiere nato in Maremma nel 1958, lo descrive al momento per nulla intenzionato a lasciare. Per questo il Tesoro, anche tramite la presidente di Mps, Maria Patrizia Grieco, starebbe tessendo una tela di consensi sull’ipotesi di revocare le deleghe all’ad, con possibile mozione da votare in cda tra sei giorni. Serve la maggioranza dei 15 consiglieri Mps: e finora, secondo fonti finanziarie, sarebbero 9 i membri propensi. Dopo il voto servirebbe, inoltre, il passo indietro di un consigliere Mps per far cooptare un nuovo consigliere e dare a lui le deleghe. Nel qual caso il Mef potrebbe rispolverare alcuni nomi dei possibili ad valutati due anni fa: come Victor Massiah, ex ad di Ubi, Alessandro Vandelli, a lungo capo di Bper, o Luigi Lovaglio già in Creval.
Tra l’altro anche la presidente di Mps starebbe valutando il possibile addio, da un incarico mai troppo amato e accettato lasciando la presidenza Enel. Da settimane Grieco sarebbe in contatto con Francesco Gaetano Caltagirone, e la possibilità che figuri come candidata presidente nella sua lista per Generali è concreta. La quantità di voci e di commenti ha spinto Giuseppe Bivona di Bluebell a sollecitare la Consob, perché chieda a Mps e al Tesoro di confermare o smentire l’ipotesi, e «quali siano le precise ragioni e i fatti nuovi », dato che il 2 novembre Rivera disse in Parlamento che la sostituzione di Bastianini «non era sul tavolo », e ora si profila «un danno alle minoranze e ai contribuenti».