Dacci oggi il nostro Ohio quotidiano. Ammesso che esista, il Dio della politica ha fatto del Friuli Venezia Giulia l’ennesimo crocevia decisivo, o presunto tale, per le sorti del futuro governo. Il risultato (le urne si sono chiuse ieri alle 23, ma lo scrutinio inizierà stamattina), come due settimane fa quello del Molise, verrà soppesato in chiave nazionale, ennesimo banco di prova dei rapporti di forza tra i partiti, soprattutto all’interno di una coalizione, quella del centrodestra. Il suo candidato, il leghista Massimiliano Fedriga (con Salvini nella foto Ansa, nel comizio di chiusura a Trieste), è il netto favorito nei sondaggi. Ma conteranno molto le preferenze date ai singoli partiti. Lo scorso 4 marzo la Lega ha ottenuto il 25,8 per cento, Forza Italia si è fermata al 10,7%, ben sotto la sua media nazionale, mentre M5S ha preso il 24,6% dei voti. Il Pd (con Renzi che ieri ha di nuovo respinto l’ipotesi di un governo con i Cinquestelle) ha l’obiettivo dichiarato di evitare l’umiliazione del terzo posto. Il Fvg è una delle regioni che rappresentano in modo plastico il malessere dei democratici, che sono passati dai 12.000 iscritti del 2010 agli attuali 4.800. Negli ultimi due anni, mentre al governo c’era una giunta guidata da Debora Serracchiani, al tempo vicesegretario nazionale, il Pd ha perso tre capoluoghi come Trieste, Pordenone e Gorizia, oltre alla roccaforte operaia di Monfalcone.