Il dibattito sulla plausibilità o meno di una società neofeudale è proprio il tema di apertura del nuovo numero de «la Lettura» (#295), il supplemento culturale del «Corriere» in edicola fino a sabato 29 luglio. Un articolo di Maurizio Ferrera (in cui viene discussa la tesi di Zielonka) riflette sulla fine della cosiddetta globalizzazione «dolce» — democratica e inclusiva — e sul futuro del nostro continente. Secondo Ferrera, il modello a cui guardare oggi è, più che il feudalesimo, il Rinascimento, «perché è di equilibrio, ragione, misura che oggi abbiamo disperatamente bisogno».
Il medievista Giuseppe Sergi si occupa invece del feudalesimo storico, che a suo avviso andrebbe riabilitato. L’accezione negativa di questo termine, scrive l’autore, è legata alla sua indebita identificazione con il Medioevo, un periodo storico su cui pesano valutazioni sbrigative. Sergi si sofferma sull’impero di Carlo Magno e il suo governo di ispirazione statale, caratterizzato da una parvenza di ordine in cui giocavano un ruolo importante proprio i vincoli feudali. L’autore dell’articolo esamina poi il periodo precedente all’anno Mille, e l’evoluzine progressiva dei rapporti di potere che vide sorgere signori territoriali non feudali, ai quali più tardi venne assegnata una legittimazione dall’alto.