I due partiti riformisti pronti a lanciare candidature alternative a Siena. Il Nazareno: così vince la destra
Giorgio Bernardini
«Italia Viva decida da che parte stare e abbia il coraggio di dirlo chiaramente ai cittadini, senza mistificazioni». Suonano come un ultimatum per il proseguo dell’alleanza in Toscana le parole della segretaria regionale del Pd Simona Bonafè e del capogruppo in Consiglio regionale Vincenzo Ceccarelli. Dopo giorni di botta e risposta, ieri sera, il partito pilastro della maggioranza in Regione ha bollato le dichiarazioni di Matteo Renzi come «populiste» e ha deciso di ribaltare la pressione scaricandola sui renziani, che da giorni hanno messo nel mirino la candidatura di Enrico Letta alle suppletive d’autunno nel collegio di Siena-Arezzo. E i renziani non tornano indietro neanche di fronte all’aut aut posto dai Dem: «È davvero singolare che ci si chieda di appoggiare a scatola chiusa la candidatura alle elezioni suppletive — una scelta calata dall’alto e frutto di un’alleanza coi 5 Stelle incomprensibile per i senesi — pena essere additati come sfascia alleanze», replicano Alice Rossetti e Nicola Danti, coordinatori regionali di Iv. «Una suppletiva in un collegio richiede i voti di tutti. E c’è posto solo per chi vince. Non ci sono paracadute. E lì o vinco io, o vince il candidato della destra», aveva detto Enrico Letta nell’intervista pubblicata ieri sul Corriere della Sera .
Il segretario del Pd rischia di finire in una tenaglia, quella che potrebbero far scattare i renziani e Azione di Carlo Calenda. I due partiti, infatti, sono pronti ad allearsi per marciare divisi, ciascuno con un proprio candidato, per frammentare i voti del centrosinistra e aumentare le possibilità di far arrivare Letta secondo nella competizione. Il coordinatore regionale di Azione Marco Remaschi spiega di non esser stato contattato da Iv per una candidatura unitaria, confermando implicitamente la possibilità che la manovra a tenaglia possa andare in scena. I nomi dei candidati per far male al numero uno del Pd sono già in campo: quelli che hanno il serbatoio locale di voti più cospicuo. Per i renziani il vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Scaramelli, oltre 4 mila preferenze raccolte lì meno di un anno fa; per i calendiani si parla di Rosanna Pugnalini, ex sindaca di Sarteano che si è già misurata vincendo in quel collegio con il Pd alle elezioni regionali del 2010.
Renzi, ieri in giornata, ha apparentemente gettato acqua sul fuoco spiegando che «se si potesse trovare un accordo su Siena sarebbe meglio per tutti». Ma sembra più un avvertimento che un’apertura, perché subito dopo l’ex Rottamatore attacca il Pd su l’aeroporto di Firenze e l’approvazione del nuovo statuto in Consiglio regionale, contro l’azione di Eugenio Giani che appena un anno fa si diceva esser stato indicato da Renzi in persona (il governatore si dovette addirittura smarcare pubblicamente, nel suo primo discorso da vincitore). La riforma che vuole aggiungere un sottosegretario alla squadra di governo, dice Renzi, è fatta «solo per accontentare chi è rimasto fuori dalla giunta» e «il Pd toscano e fiorentino stanno saldando una strana alleanza coi Cinque Stelle sull’aeroporto: una ferita. Chi vuole può firmare la petizione per lo sviluppo dell’Aeroporto di Firenze, primi firmatari Francesco Bonifazi e Gabriele Toccafondi».
Insomma Renzi dice tra le righe quel che Scaramelli spiega a voce alta: «Se si vuole si può fare in un giorno ciò che non si è fatto in un mese, ma Letta deve scegliere: o noi o i 5 Stelle». E pare essere una scelta che travalica i confini delle contrade della città del Palio. Sul tavolo della trattativa c’è lo spazio politico da conquistare a danno dei grillini. A partire da Roma, dove è vacante il seggio nel collegio uninominale, che Renzi e Calenda vorrebbero che il candidato di coalizione fosse «un riformista». Ma il cerino ieri sera è tornato proprio in mano a Renzi: «Senza alcuna logica istituzionale — ha avvertito il Pd toscano con Bonafè e Ceccarelli — abbiamo assistito a un vero e proprio ribaltone. Il tutto con il rischio di compromettere un’alleanza di governo regionale solida e di prospettiva». Replica Iv: «Bonafè e Ceccarelli abbandonino lo scenario del melodramma e si abbassino a dialogare con noi. Il nostro contributo di proposta e di lealtà non è mai venuto meno, certi che i diktat tipici del centralismo democratico non ci appartengono e siamo pronti a pagarne le conseguenze». In serata la mano tesa del Nazareno: «La candidatura di Letta nasce dal basso, siamo fiduciosi che si troveranno soluzioni all’altezza della sfida e che nessuno voglia consegnare la vittoria a Salvini e Meloni». Renzi pare apprezzare: «Faremo di tutto per sostenere Letta».
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