di Pierluigi Piccini
Ho dedicato la gran parte degli anni della mia vita a Siena, avendo l’onore di amministrarla. Negli ultimi dodici mesi ho impiegato ogni energia per rendere Siena di nuovo grande. Ho iniziato molto prima di molti altri candidati, perché ho avvertito la crisi di un sistema che guardava solo a come dividersi le poltrone. Non riesco ad accettare questa condizione stando fermo, pur non avendo bisogno di fare il Sindaco per vivere (destinerò il mio intero stipendio ad attività sociali), o altri obiettivi politici. Semplicemente, ho vissuto questa campagna elettorale con grande energia, con un entusiasmo intenso. Ho faticosamente ricucito la nostra comunità, individuando le priorità dei cittadini: servizi come il trasporto pubblico gratuito, pagato attraverso gli introiti turistici; la corretta gestione della viabilità, che ha raggiunto in alcuni casi livelli imbarazzanti; la creazione di chioschi di quartiere che garantiscano vigilanza, servizi e sicurezza; la difesa delle nostreeccellenze sanitarie. Queste cose posso dirle perché ho scelto un percorso civico, da tempo: fui l’unico a votare contro l’acquisizione della banca Antonveneta, all’origine della crisi del Monte dei Paschi, quando persino il Centrodestra era a favore. Adesso basta con i grovigli armoniosi, l’improvvisazione e le rendite di posizione che lasciano in ginocchio l’intera comunità senese. Siena ha bisogno di tornare una grande città, e per farlo serve chi il Sindaco lo sa fare. Non vedo l’ora di tornare a risolvere problemi, di sedermi ai tavoli che contano e fare la voce grossa a nome di Siena, di fare il Sindaco come un direttore d’orchestra, creando una nuova classe dirigente. In questa campagna elettorale non ho fatto il candidato: ho fatto il Sindaco, incontrando investitori, ascoltando problemi, individuando soluzioni. Ho scelto questa via perché non c’è tempo da perdere: Siena deve tornare grande, deve tornare in serie A.