Intervento di Pierluigi Piccini
Finalmente i senesi hanno la possibilità di assistere a di un evento di grande spessore culturale e dal respiro internazionale: la mostra su Ambrogio Lorenzetti. L’ho visitata in questi giorni con una guida d’eccezione, il suo curatore Alessandro Bagnoli, cui sono grato, che mi ha spiegato il percorso di ricerche, restauri, scoperte che stanno dietro a una esposizione che riesce a restituire il valore di un artista tra i più innovativi e importanti in assoluto.
Ecco, questo è il punto. Siena è, per l’Unesco, un Patrimonio mondiale dell’umanità. Ma da qualche tempo non si comporta da grande città. Registro con dispiacere l’isolamento, l’assenza di strategia di tutto ciò che sta (e potrebbe stare) attorno alla bella mostra su Lorenzetti, pur ammirandone il valore scientifico e la grande qualità dell’allestimento.
Ci si è dedicati all’autore delle celebri allegorie del buono e cattivo governo, del pittore ufficiale dei governanti di Siena, senza un adeguato supporto di iniziative parallele, senza alcun collegamento con le attività commerciali e turistiche, senza rapporti con gli operatori dell’accoglienza o i commercianti in tempi plausibili, e con una campagna pubblicitaria partita all’ultimo momento. Insomma, peccato. Ciò significa aver investito un milione di euro senza coltivare alcuna ricaduta sul tessuto economico cittadino, senza immaginare la mostra come un trampolino per l’intera comunità di Siena. Sarebbe potuto esserlo, i senesi avrebbero potuto beneficiare delle conseguenze di un evento culturale di grande livello vedendo incrementare visite turistiche di qualità e relativi consumi. Qui sta la contraddizione, e qui sta il salto di qualità che sarebbe necessario.