Sergio Mattarella vuole congedarsi con tutti gli onori: può farlo ora, oppure accettare di rimanere al Colle per il tempo sufficiente ai partiti per preparare le elezioni e poi dimettersi, da presidente con data di scadenza che trasforma l’eccezione del 2013 (bis di Giorgio Napolitano) in una nuova normalità che cambia la Costituzione materiale. Ma chi glielo fa fare?
Draghi può candidarsi più o meno esplicitamente al Quirinale ora oppure dichiarare di voler restare a palazzo Chigi fino al 2023 e poi chissà (andare al Colle al posto di un dimissionario Mattarella, puntare a incarichi di vertice europei nel 2024…).
Continuare come premier significa fare da bersaglio per i partiti che dovranno preparare le elezioni politiche, nel 2022 o nel 2023. L’azione riformatrice del governo diventerà più difficile col ritorno della competizione politica.
Restare a palazzo Chigi con un nuovo presidente della Repubblica sarebbe difficile per Draghi, visto che il suo mandato a commissariare i partiti si lega alle valutazioni di Mattarella. Un nuovo capo dello Stato eletto da questo parlamento finirebbe per avere un altro genere di legittimità, più endogena che esogena e dunque più problematica per Draghi.
La Lega e Fratelli d’Italia hanno interesse a essere parte della maggioranza che eleggerà il capo dello Stato per non essere osteggiati quando reclameranno la guida del paese dopo le prossime elezioni politiche. |