Siena, il Monte
L’accordo raggiunto tra la Fondazione e la Banca Monte dei Paschi di Siena può essere una svolta positiva almeno per uno dei problemi, pesanti come macigni, sulla strada della graduale soluzione di una crisi, quella della banca più antica del mondo, che si trascina da troppo tempo. Quanto meno alleggerisce di molto l’amaro menu che il ministero dell’Economia e delle Finanze stava elaborando per sottoporlo entro fine agosto all’eventuale compratore. Con l’intesa raggiunta la Fondazione Mps chiuderebbe, incassando per via stragiudiziale 150 milioni di euro, un contenzioso che incombeva per oneri estremamente più impressionanti. Scompare in notevole quantità il fantasma dei 3,8 miliardi di risarcimenti minacciati, parte non secondaria dei rischi legali di Banca Mps, conteggiati in 10 miliardi. Qualcuno obietterà che se l’accordo è certamente favorevole per Rocca Salimbeni, non altrettanto potrebbe essere considerato per Palazzo Sansedoni da chi aveva ipotizzato il diritto di ottenere una cifra assai superiore. A dire il vero si trattava, anche secondo il presidente della Fondazione Carlo Rossi, di una previsione sbagliata e che avrebbe potuto sfociare, se improbabilmente ottenuta, addirittura in un boomerang dannoso sia per la Banca che per la Fondazione. Non è questa la sede per entrare nel merito di altri temi e di formule tutte da esperire.
La via che ora si apre più facilmente non è ad ora definibile. La reazione della Borsa — ieri il titolo ha guadagnato il 3,67 per cento, in mattinata era arrivato fino a una crescita del 6 per cento — fa comunque ben sperare. Sorprende piuttosto che il Comune di Siena non esprima, per bocca del sindaco Luigi De Mossi, soddisfazione per quanto è stato raggiunto e si limiti a ribadire come in un diktat imprescindibile i punti ben noti, tutela dei lavoratori e dei legami col territorio, in sé certo condivisibili. Ma la partita per definire il futuro di Banca Monte dei Paschi è in corso e il ruolo del governo della città sarà importante se di supporto ad uno sbocco realistico, al di là degli slogan.
Non è questa la sola occasione nella quale la non coesa maggioranza municipale di centrodestra ha fatto prevalere toni da propaganda elettoralistica invece di indicazioni che rispecchino una visione generale sopra le parti, ispirata davvero a un equilibrato civismo. Aver frapposto, ad esempio, ostacoli immotivati alla compiuta statalizzazione dell’Istituto superiore di studi musicali Rinaldo Franci o aver ignorato le chances che si offrono per l’autonomia accordata alla Pinacoteca nazionale di Siena manifestano pervicaci e impulsivi atteggiamenti in costante controtendenza rispetto alle finalità utili e tempestive per un rilancio che non riguarderebbe soltanto l’economia di Siena e dintorni.
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