Airbnb, l’avanzata delle imprese«Gestiscono due affitti su tre».

All’auditorium Cr Firenze scontro albergatori-colosso Usa. Concia: nuove norme per le città d’arte.

Marzio Fatucchi

 

Uno scontro con statistiche sbattute in faccia ed accuse reciproche. Il convegno organizzato dalla Fiavet (l’associazione delle imprese del turismo che fa campo a Confcommercio) ieri a Firenze, all’auditorium della Cassa di Risparmio, ha visto il primo confronto tra i gestori di alberghi e attività tradizionali ed i vertici della multinazionale americana Airbnb, la piattaforma degli affitti turistici via web. E pure con i rappresentanti delle amministrazioni di Berlino e Londra, Stephan Von Dassel e Tom Coplesy, con ricette diverse per affrontare gli effetti. Ma i dati forniti da Airdna, confermano che solo un terzo di chi, a Firenze, si trova nella piattaforma è un «host», con spirito originario: cioè propone un solo appartamento, magari condividendo gli spazi con gli ospiti. Il 68% invece offre più di un appartamento, sono cioè imprese, stando all’analisi degli albergatori, e come tali dovrebbero pagare le tasse. Un dubbio che non hanno solo gli albergatori. Spiegano a Palazzo Vecchio che «gli host , i titolari degli annunci, non sempre coincidono con i proprietari. A volte ci sono intermediari: sono in corso verifiche da parte della Finanza, per capire se non siano imprese e quindi da tassare come imprese». Questi, i dati.

Lo scontro invece è andato in scena ieri mattina. Con il presidente di Federalberghi Francesco Bechi che, con ardito parallelo sulle carenze legislative, ha affermato che «non è che se non c’è la legge non fermiamo un sito pedopornografico». Secondo il sindaco di Mitte, municipio di Berlino, Von Dassel, «due terzi delle proposte Airbnb non rispettano le nostre leggi». Altri attacchi su regolamenti vari e tassazione sono arrivati da Pier Carlo Testa, di Fiavet Toscana, secondo cui la nuova offerta di servizi (le experiencies , pacchetti con proposte nelle varie città) viola la legge e fa diventare Airbnb tour operator, con tutte le responsabilità che ne conseguono: cioè tutti gli «adempimenti (troppi) amministrativi, fiscali, assicurativi e sulla sicurezza». Accuse a cui ha risposto Alessandro Tommasi di Airbnb Italy: «Paragoni azzardati», «facciamo business rispettando la legge», «stiamo facendo accordi con 19 città, quello con Firenze partirà a gennaio». Ma soprattutto, dice, non ci si può scagliare contro il mercato: «Noi abbiamo una moltitudine di piccoli host che guadagnano poco: ma i dati di Travel Appeal dicono che la soddisfazione dei nostri clienti a Firenze è dell’80%, negli alberghi 44%». Insomma, loro offrono un servizio migliore e colmano il vuoto creato dalle strutture ricettive «tradizionali», poco innovative. Tommasi contesta anche lo spopolamento di Firenze, «guardate i dati di Vodafone resi noti dal Comune».

Prova a gettare acqua sul fuoco l’assessora fiorentina Paola Concia: «Io sono l’assessora all’overtourism , abbiamo il problema della sostenibilità e della residenza nel centro. Ma quando parlate di invasione, vi ricordo che non sono norvegesi, quelli che vanno via dal centro per affittare i loro appartamenti via Airbnb, ma fiorentini». Concia, oltre a chiedere strumenti legislativi «che passano dal Parlamento, noi non siamo “città Stato” come Londra o Berlino», annuncia che col ministero arriverà un accordo per le cinque città d’arte anche per affrontare gli effetti della sharing economy.

 

Martedì 21 Novembre 2017 Corriere Fiorentino.

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