Bloccata la villa di Capannori di Savchenko e l’imbarcazione di Mordashov. Accertamenti sono in corso dalla Versilia all’Argentario
di Luca Serranò
Il conto potrebbe essere solo all’inizio. Ville milionarie, yacht da sceicchi, tutti a rischio “congelamento” perché riconducibili a oligarchi vicini a Putin. Una spada di Damocle cala sulle ricchezze accumulate in Toscana dai magnati russi. Il primo a subire conseguenze è stato Oleg Savchenko, deputato della Duma, cui venerdì scorso è stata sottratta la disponibilità di villa Lazzareschi, a Capannori in provincia di Lucca, storica residenza comperata due anni fa e stimata sul mercato non meno di tre milioni di euro. Numero “385’ della black list dell’Unione Europea, Savchenko ha votato a favore della risoluzione relativa all’appello della Duma indirizzato a Putin «sulla necessità di riconoscere Donetsk e Luhansk, le autoproclamate repubbliche del Donbass».
Il magnate, viene spiegato in un documento della Gazzetta ufficiale europea, « ha pertanto sostenuto azioni e attuato politiche che compromettono l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina e che hanno destabilizzato ulteriormente l’Ucraina » . Con lui è finito nei guai Alexey Alexandrovits Mordashov, presidente di Severstal e Severgroup, proprietario delle acciaierie ex Lucchini dal 2005 al 2012: il suo yacht “ Lady M”, 65 metri, ormeggiato in estate lungo le coste toscane, è stato sequestrato dai finanzieri nel porto di Imperia. Mordashov, cui viene attribuito un patrimonio da oltre 20 miliardi di dollari, a Piombino ha lasciato un pessimo ricordo. E un buco da centinaia di milioni di euro a carico dell’azienda.
Due nomi, due maxi- sequestri a cui presto potrebbero seguirne altri. Sotto la lente ci sono alcune delle più esclusive proprietà della Versilia, del grossetano e del Chianti senese, il più delle volte schermate dietro costellazioni di società. Diversi i nomi che rischiano il salasso, come Arcady e Boris Rotenberg, proprietari della Tenuta Olmo nel Comune di Monte Argentario. Arkady, diventato miliardario nel settore petrolifero ed ex compagno di judo di Putin, ha un figlio, Igor, che ha fatto ristrutturare la villa. Quest’ultimo è stato lambito da un’intricata vicenda giudiziaria per cui sono imputati a Firenze due consiglieri e un dipendente di una azienda informatica di Pisa, accusati di frode informatica e rivelazione di segreto professionale in relazione alla gestione di un’applicazione di domotica installata proprio in una villa a Monte Argentario riconducibile al magnate. L’azienda pisana avrebbe illegittimamente estromesso una società di Viareggio, che aveva ideato l’applicazione e che l’aveva installata nella villa, servendosi di un dipendente infedele. Una spy story in cui il magnate non è stato indagato, ma dei cui risultati avrebbe pesantemente beneficiato. Oltre a Rotenberg, altri nomi che in Toscana hanno fatto la spesa sono quelli di German Khan, proprietario di villa Feltrinelli in località Cacciarella a Porto Ercole, e Roman Trotsenko, titolare del pacchetto di maggioranza ( 35,2%) della società di gestione dello scalo di Grosseto, la Seam. Poi c’è Oleg Tinkov, fondatore della banca digitale Tinkoff, che negli anni scorsi ha rimpiazzato il Bagno Minerva e l’hotel Nettuno del Forte col resort di lusso La Datcha. Al Forte, recentemente, sono stati acquistati da un magnate russo anche l’hotel Tirreno e il bagno Royal. Nel comune di Castelnuovo Berardenga, nel senese, almeno dal 2017 circola con insistenza un nome di particolare peso, quello dell’ex presidente russo — attuale vice presidente del Consiglio di sicurezza — Dmitry Medvedev, accostato all’acquisto di una tenuta agricola con 36 ettari di vigneti. Fu il principale oppositore di Putin, Alexei Navalny, a dare la notizia, mai ufficialmente confermata. Anche su questo investimento si starebbero concentrando gli accertamenti della guardia di finanza e del ministero.