ROMA – Enrico Letta, segretario del Pd, le sta tentando tutte per stringere l’alleanza col M5S riformato di Giuseppe Conte. Anche se tra i dem ci sono molti mugugni, il segretario va dritto per la sua strada. Addirittura, queste le voci che si rincorrono, offrendo a Giuseppe Conte il collegio di Roma 1 lasciato libero da Roberto Gualtieri eletto sindaco di Roma. La strada è in salita, il rischio che l’offerta si trasformi in trappola con la possibile bocciatura di Conte molto alto. Per questo il diretto interessato, pur ringraziando, si mostra cauto e prende tempo. Anzi, dal giro stretto di Conte si fa sapere che al momento “è più no che sì”. E in serata, lo stesso presidente del M5S decide di sfilarsi dalla corsa.
Una decisione, quella del segretario, che se alla fine non dovesse concretizzarsi, anche se non pubblicamente, sarebbe certamente salutata da molti con un ‘meno male’. Perché il collegio, vista la composizione degli elettori, aveva già il suo candidato doc: Enrico Gasbarra. In attesa che Conte decidesse, Matteo Renzi e Carlo Calenda sono già scesi armi in pugno contro l’accordo.
“Se nel collegio Roma 1 il Pd mette in campo una candidatura riformista, noi ci siamo. Se il Pd candida Conte, la candidatura riformista noi la troveremo in ogni caso ma non sarà Giuseppe Conte” ha sentenziato il leader di Italia viva. “Perché il Pd può fare quello che crede, ma regalare il seggio sicuro (a quel punto forse non più sicuro?) al premier del sovranismo, all’uomo che ha firmato i decreti Salvini, all’avvocato che non vedeva differenza tra giustizialismo e garantismo significherebbe subalternità totale – ha aggiunto Renzi – È un seggio parlamentare, non è un banco a rotelle! Se davvero sarà Conte il candidato del Pd, ci attende una bellissima campagna elettorale nel collegio di Roma Centro”.
Duro anche il giudizio di Calenda, leader di Azione, primo partito alle passate Comunali: “Perché il Pd e Enrico Letta non hanno alcuna intenzione di trovare intese neanche in un collegio dove noi siamo la prima lista con il 31%. Da settimane chiedo un confronto senza pregiudiziali. Nessuna risposta. Quello che gli interessa sono sempre e solo i 5S. Peccato”, ha detto il segretario di Azione, facendo poi sapere che si candiderà lui stesso contro Conte. Proprio per questo il collegio rischia di essere una trappola, perché è vero che lì ha vinto sempre il candidato dem, ma gli stessi elettori si sono sempre espressi contro il M5S, quindi c’è il concreto rischio che possano convergere, magari insieme a tutto il centrodestra nel segreto dell’urna, su Calenda, dando un duro colpo non solo a Conte ma pure alla strategia di Letta.
Nervi tesi, e forte irritazione contro il leader di Azione, in casa dem. “Calenda continua a chiedere di aprire il dialogo e di essere coinvolto nelle decisioni, cosa che auspichiamo da tempo, ma poi continua a offendere e cercare nemici ovunque cancellando così ogni possibile forma di rapporto unitario”, mettono nero su bianco Bruno Astorre, senatore e segretario regionale, Augusto Gregori, presidente del Pd Lazio, Sara Battisti, vicesegretaria Pd Lazio, ed Enzo Foschi, vicesegretario Pd Lazio. Ma Calenda non se ne cura e spara ad alzo zero: “I 5S hanno devastato Roma, paralizzandola per cinque anni e mortificandola in tutti i modi. Non esiste, ma proprio non esiste, cedergli un collegio dove hanno fatto uno scempio. Basta 5S. #RomaSulSerio”, scrive su Twitter. Insomma, il campo largo a cui lavora il segretario dem in vista delle prossime elezioni al momento è solo pieno di scontri e polemiche.