di Pierluigi Piccini
«Tanto dovevo scendere» disse colui che cadde da cavallo. Esclamazione che si addice perfettamente a De Mossi e alla marcia indietro che ha dovuto fare su alcune decisioni che aveva preso con piglio “maschio e volitivo”. Più esattamente il Franci, Siena Jazz e Palio Straordinario. Sul Franci non è più un atto di lesa maestà, cosi come è largamente narrato della delibera presa dalla maggioranza consiliare; non è più l’affronto del direttore e dei vari organi del Conservatorio che non hanno consultato il sindaco e che si sono permessi di non inserire Miranda Brugi nei tre nomi da inviare al ministero per la scelta del Presidente, ma le aule da trovare per il Piccolomini. È bastato un incontro con l’”ottimo” presidente della Provincia, a cui è stato chiesto se aveva bisogno ancora delle aule da lui richieste a suo tempo, e dato che la risposta è stata ovviamente positiva – non poteva essere diversamente – il tutto si è facilmente risolto. Ma non potevano farla prima la riunione tra De Mossi, Benini con Franceschelli, invece di alzare tutto quel polverone che la delibera ha provocato? Prima discesa da cavallo.
Siena Jazz. Solo ora ci si rende conto che lo statuto proposto dal sindaco e votato in Consiglio Comunale dalla maggioranza dopo il perentorio: «Noi si vota a favore» di De Mossi non andava bene? C’è voluta una sommossa del mondo del jazz locale, nazionale ed internazionale per portare l’amministrazione a un tavolo con il dimissionario Franco Caroni per convenire che lo statuto andava cambiato di nuovo, viste le normative che regolano il terzo settore e per l’alta formazione. Si poteva tranquillamente fare una riunione con gli altri soci dell’Associazione Siena Jazz per trovare le soluzioni che il buon senso avrebbe suggerito, come aveva indicato Per Siena. No: abbiamo assistito ad un’altra prova muscolare che porterà, per scendere da cavallo, a una Fondazione cosi come era già stato, da tempo, annunciato dalla stessa Associazione. Ma bisognava pur trovare un argomento per dire che non si era caduti da cavallo.
Palio Straordinario, questo è più semplice. L’argomento è costantemente tenuto in vita da De Mossi, ma per scendere da cavallo c’era bisogno che qualcuno dicesse che non si poteva correre, se non tramite un protocollo. E dato che un protocollo è impensabile per la gestione di una festa secolare come il Palio le castagne dal fuoco le hanno tolte il Prefetto e il Questore.
Morale: le forze di maggioranza fanno da tappezzeria a delle decisioni prese in solitudine dal primo cittadino che sottopongono l’amministrazione a una perdita di autorità. Tale perdita non è un fatto confutabile solo alla semplice maggioranza. Il Franci, il Siena Jazz e il Palio non sono momenti che appartengono solo e semplicemente all’ambito locale hanno un perimetro che va ben oltre il locale. Allora, per il bene di Siena è necessario che le istituzioni si comportino con atti che sia alla stessa altezza del prestigio che queste danno a Siena e al suo territorio.