Jim, perdona il disturbo, ma te lo devo proprio dire. E va bene, non sono affari miei, lo riconosco, e sì, in 50 anni più di una voce ti è giunta, vuoi che non lo sappia!? Però, Jim, cavolo: non hanno fatto ciò che volevi. No, Jim, non hanno rispettato la tua volontà e io non per fare la saccente, ma ne sono convinta e lo dico, che fare testamento serve a niente! Jim, lo so che tu avevi stabilito e firmato tutto per bene, rispettando per una volta lo Stato e le sue regole. Tuttavia… Non è un mistero che tu in vita hai fatto tre testamenti, invalidando il primo col secondo e il secondo col terzo. Quello definitivo. Tu, Jim, coi tuoi genitori non andavi d’accordo, e come avresti potuto, loro sfottevano com’eri, pensavi, e facevi, sicché, cari mamma e papà, tanti saluti. Un taglio netto, di rapporti. Sul serio. Li hai mollati per l’UCLA, l’università del Cinema di Los Angeles, e qui tu studiavi e dormivi dove capitava e mangiavi dove (e se) si trovava, bruciando gli assegni che i tuoi in ogni modo ti inviavano (in California l’università statale, prima del governatore Reagan, era gratuita). Tu ti laurei, poco dopo sei una rockstar, e quando i tuoi genitori sui media scoprono che il loro primogenito è diventato celebre, si fiondano da te. Ci sono figli che il male ricevuto non se lo dimenticano, non dimenticano certe offese e certe parole (e come dar loro torto), offese e parole che feriscono the young child’s fragile egg-shell mind, e se come auspicio va bene learn to forget, se non vi si riesce si guadagna in nitidezza di giudizio. Tu, Jim, i tuoi genitori mai hai voluto rincontrarli tantomeno parlargli. Tu che hai sempre dichiarato alla stampa di essere orfano, anche se la stampa questa tua bugia l’ha sgamata subito.
In vita tu, Jim, fai tre testamenti: nel primo lasci qualcosa ai tuoi e il resto tutto a Pamela Courson, la tua fidanzata. Nel secondo cancelli mamma e papà, lasci briciole a tuo fratello Andy e a tua sorella Anne, e tutto il malloppo a Pamela. Infine nel terzo, l’unico valido, Pamela è eletta tua sola erede universale. Questo tuo decisivo testamento è reso secondo la legge, da un notaio, alla presenza tua, di due testimoni, e del tuo avvocato Max Fink. Ci sono le firme dovute, i timbri, tutto. Tu così stabilisci e nulla dici. A nessuno. Poi a marzo 1971 parti per Parigi, a luglio ci muori, Pamela torna negli USA e quando sa e si sa del tuo testamento le fanno una guerra furiosa. Le fanno guerra i tuoi ‘amici’ Doors, le fa guerra la tua famiglia. Tutti vogliono da Pamela una sola cosa: i tuoi soldi, Jim! (parte lautamente investiti in ranch). A Pamela biasimano le cose peggiori, la infastidiscono nei modi peggiori, per loro lei ha diritto a niente perché è una eroinomane, e perché tu e lei, Jim, non eravate legalmente sposati. Come se non contasse, come se non si sapesse che tu e Pamela vi siete conosciuti e innamorati quando tu eri nessuno, Jim, e siete stati insieme convivendo 6 anni, i primi facendo la fame, letteralmente: lei ha voluto te prima e senza immaginare che tu diventassi milionario e famoso. Lei ha voluto te quando tu vivevi in un sottotetto a Venice ed eri ricco solo delle tue poesie scritte a mano su taccuini e dei libri presi a prestito alle biblioteche pubbliche e di quelli che rimediavi in giro.
Dopo la tua morte, Jim, per 3 anni Pamela è stata additata a ladra e donnaccia, fino a che non vince tutti i processi a lei intentati. Il tuo testamento, Jim, davanti alla legge, risulta legittimo e intoccabile. E però, Jim, saprai anche questo: che Pamela si è goduta niente, lei è morta per overdose pochi giorni dopo le sentenze. E allora, sai, Jim, che è successo? Questo: che Pamela muore il 25 aprile 1974, e mica lascia testamento: così per la legge tutto quello che, Jim, tu le hai lasciato passa ai suoi consanguinei diretti: i di lei genitori. E qui, Jim, succede la magagna più vergognosa, succede che tuo padre e tua madre si rifanno sotto, per una nuova guerra sui tuoi soldi questa volta contro la famiglia di Pamela. Ma il signor Courson, il papà di Pamela, senti che fa: da erede diretto si accorda con tuo padre, Jim, per donargli metà dei tuoi soldi. Vedi che hanno fatto non come volevi tu, ma come caz*o pareva a loro?
È per questo che oggi, Jim, nel 50entario della tua morte, tua sorella Anne, che dal 2008 gestisce quanto di tuo dai tuoi ereditato, manda alle stampe tutta contenta The Collected Works of Jim Morrison, 600 pagine di tuoi diari, poesie, testi, bozze di sceneggiature compresa quella (definitiva?) del tuo L’autostoppista, e roba sparsa che hai scritto a Parigi, e persino 40 pagine di tue riflessioni sul tuo processo a Miami. Materiale messo in ordine dal tuo vero e fedele amico Frank Lisciandro. Anne rivela di aver trovato tutto ’sto ben di dio in un caveau di banca. Non sarà mica, Jim, il contenuto di quel bauletto strapieno di fogli che Pamela subito dopo la tua morte ha consegnato a Michael McClure e McClure lo ha preso, lo ha letto, e poi ha ridato a Pamela dicendole di metterlo appunto al sicuro in una banca? Forse ’sto tesoro è andato alla tua famiglia con la divisione della tua eredità? Chissà. La storia del bauletto è raccontata a fondo da Michael McClure in Jim Morrison. Una conversazione tra amici, libro in cui Frank Lisciandro fa parlare a ruota libera chi realmente, Jim, ti ha conosciuto, frequentato, prima e dopo che tu diventassi un’icona.Ci sono tra gli altri la tua dattilografa, acida e rimasta tale, il tuo socio e sodale Babe Hill, pure il tuo miglior amico al liceo, e c’è il tuo manager, Bill Siddons.
Jim, ma dove la trovavi la forza di abbattere i muri per passare dall’altra parte, calandoti gli acidi in quantità tale che sarebbe bastata a un bisonte? E tutto quell’alcool, Jim, chi ti ha sinceramente voluto bene a Lisciandro lo dice, e si incolpa della forza che non ha avuto a fermarti. E meno male che chi ti ha conosciuto attesta che tu non facevi uso di eroina né di cocaina. Perché Marianne Faithfull sono anni che va dicendo che l’eroina letale che – secondo lei – ti ha ucciso a Parigi te l’ha data lo spacciatore conte che si sc*pava lei. Mah. Jim. Altri tempi. Veramente. Saresti potuto diventare un grande della scrittura, ed è questo che mi inquieta a pensarti. Ma chi ti vuol far la morale, ma figurati! Io poi, con che diritto. Non bevo, non fumo, neanche tabacco, mai provato niente di niente. Però, Jim, senti questa: mi sono fatta il vaccino anti Covid. Monodose. Che botta! Sto paurosamente sballata da giorni. E pensa che ho firmato fogli in cui garantisco al governo che quello che lui su mia decisione ha deciso di iniettarmi sperimentando… se ne schiatto, è colpa mia.
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Una esatta ricostruzione delle guerre per l’eredità di Jim Morrison è in: Stephen Davis, Jim Morrison, Mondadori;
Marianne Faithfull sulla morte di Jim Morrison: Simona Marchetti, Marianne Faithfull: “Jim Morrison? L’ha ucciso il mio fidanzato”, in ‘Corriere.it’, 7 agosto 2014.