Nelle storie brevi di “ Scusate il ritardo” Richard Ford si sofferma sui rimpianti e le nostalgie di una generazione
di Mariarosa Mancuso
Leggere Richard Ford fa l’effetto di un ritorno a casa. Non solo per chi conosce Il giorno dell’Indipendenza, Canada, l’autobiografico Tra loro, Incendi (adattato per il cinema dalla coppia Paul Dano & Zoe Kazan, con Carey Mulligan e Jake Gyllenhaal). È la felice conseguenza della sicurezza con cui il lettore viene accompagnato nella storia, lunga o breve che sia. Frase dopo frase, pagina dopo pagina, avanti e indietro negli anni, un personaggio dopo l’altro, godiamo l’incantevole precisione. “Casa” vuol dire un posto dove non può succederti – narrativamente – niente di male: fraseggio artistico (nel senso del pattinaggio), aggettivi a casaccio, disinteresse verso chi legge. “Being smart on the page” era il titolo del corso tenuto da Richard Ford alla Columbia University nel maggio scorso. “Smart”, spiegava agli studenti, è quel che rimane in una storia quando si tolgono la suspense e i paesaggi. Descrizione fedele dei dieci racconti riuniti in Scusate il disturbo. Non vuol dire che non succeda niente – la suspense è diversa dalla trama, qui spesso a sfondo matrimoniale con tutte le complicazioni che ne derivano. Quanto ai paesaggi, rendono meglio in fotografia.
«Non si vende una casa, si vende una vita», sosteneva l’ex cronista sportivo diventato agente immobiliare nel Giorno dell’Indipendenza. Il romanzo di mezzo nella trilogia dedicata a Frank Bascombe. Il primo era Sportswriter, nel 1986, il terzo – pubblicato nel 2014 – era Tutto potrebbe andare molto peggio: l’ex agente immobiliare si ritira in una cittadina del New Jersey, un uragano spazza via la casa dei suoi anni migliori. Richard Ford sta lavorando al quarto e ultimo capitolo dell’americanissima saga, questi racconti aiutano a sopportare l’attesa. Case e agenti immobiliari, anche qui. Nella bellissima storia intitolata Seconda lingua – si intende il secondo matrimonio, che non tutti riescono a governare secondo la buona regola: «Bisognerebbe salvare i pezzi migliori del primo» – il marito di Charlotte restaura una barca e parte per fare il giro del mondo. La moglie di Jonathan si accascia all’improvviso, tra le sue braccia: «Morire fu l’unico sintomo che provò».
Charlotte prende il patentino da agente immobiliare, lei e Jonathan si corteggiano visitando un loft con vista sulle scomparse Torri Gemelle. «Se compro questo appartamento verrà a cena con me?» chiede il ricco cliente, dopo qualche mese sono sposati. Anche la crisi sarà immobiliare: lei non vuole lasciare la vecchia casa nel bosco, sua da 30 anni, mentre Jonathan progetta di vendere il loft che li aveva fatti incontrare. Immagina la loro vita insieme con vista sull’Hudson, a Riverdale.
«Meglio suicidarti in una casa non tua», dice il biglietto d’addio lasciato da Mae a Peter, morta nella casa di vacanza che insieme affittavano nel Maine (in Mantenere il controllo lui era stato allontanato simulando un’improvvisa voglia di meloni). Una casa rossa, che a lei – irlandese e cattolica – ricordava la contea di Kerry dove era nata. Il vedovo pensa per un po’ di affittare la casa di fronte a quella del suicidio (poi la vicenda prende un’altra direzione, tra un bar e un motel). Il racconto, e non è l’unico, smentisce la traduzione italiana del titolo: Sorry for Your Trouble, dice l’originale. Guai seri, più che disturbi. È il secondo racconto lungo, a contorno otto storie brevi. Con altri, colloca in Irlanda le radici dei protagonisti. Irlandesi erano gli antenati di Richard Ford, su cui la famiglia aveva sempre mantenuto – dice in un’intervista – «un silenzio imbarazzato» (lui è nato a Jackson, Mississippi, nel 1944). Tra loro, composto da due magnifici memoir con fotografie – uno dedicato al padre l’altro alla madre, morti a distanza di 20 anni – dell’Irlanda non fa parola. Sappiamo invece che il padre era commesso viaggiatore, di massaia in massaia negli stati del Sud vendeva amido per bucato. La madre lo aspettava in macchina. Con il piccolo Richard addormentato sul sedile dietro. In Canada Richard Ford aveva già nel 2012 ambientato un romanzo – Canada, appunto. Un quindicenne rimane solo dopo che i genitori sono vengono arrestati per una rapina in banca (da poveretti, per disperazione: lui entra e lei lo aspetta fuori con il motore acceso). Sono gli anni Sessanta, troverà rifugio da parenti oltre confine, a Saskatchewan. Andando su racconta la fuga di Ricky Grace dalla leva di guerra che ai tempi del Vietnam sorteggiava gli anni di nascita dei giovanotti da mandare al fronte. In Ohio fa il saldatore e all’occasione, con i rottami, lo scultore. Ricky parte con la fidanzata Cathleen O’ Connor – irlandese, eccone un’altra. Lui prenderà la cittadinanza, lei torna indietro alla prima occasione (ma ovviamente non finisce qui).
«Le buone scelte non sono mai alla base di buone storie», teorizza Barbara nel racconto intitolato Niente da dichiarare: l’ultimo giorno di una vacanza in Islanda molla il fidanzato, e rimane nella casa di zolle, vicina all’essiccatoio dei merluzzi. Vuole «leggere le saghe, in cerca di armonia ». Apre la raccolta una frase da antologia, altrettanto ironica ma nella sezione “stroncature di film noiosi”: «Ridevano di un film che avevano visto, 45 anni prima. Qualcosa sul fatto che c’erano voluti 45 anni per vederlo fino alla fine”.