Nuova inchiesta sulla gara dei bus, Ceccarelli si difende: sempre operato nell’interesse dei cittadini
Antonella Mollica
«Sono sorpreso ma sono anche certo di riuscire a dimostrare la mia correttezza». Così l’ex assessore regionale ai trasporti Vincenzo Ceccarelli, attualmente capogruppo del Pd in Consiglio Regionale, commenta, più tranquillo che mai, l’inchiesta sulla gara di trasporto pubblico locale che lo vede indagato. Lo fa con una nota ma lo ripete a tutti senza sottrarsi alle domande.
Tentata induzione a dare o promettere utilità l’ipotesi di reato formulata dalla Procura di Firenze che da più di un anno sta cercando di fare luce sulla gara da 4 miliardi che nel 2016 si è aggiudicato il colosso francese Ratp. Insieme a Ceccarelli sono indagati i vertici di Tiemme, Toscana Mobilità, società di trasporto pubblico di Arezzo, Siena e Grosseto che fa parte del consorzio Mobit: il presidente Massimo Dindalini, ex segretario del Pd aretino, e Piero Sassoli.
Al centro dell’ultimo capitolo dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Firenze, coordinata dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal sostituto Antonino Nastasi, ci sarebbe un tentativo da parte dei vincitori della gara di convincere il consorzio ad abbandonare i numerosi contenziosi in atto. Tentativo che sarebbe avvenuto durante una cena nel gennaio 2020 con Bruno Lombardi, presidente di Ratp Italia.
Nei giorni scorsi il consorzio Mobit ha depositato una memoria in Procura in cui si spiega che già nell’aprile 2019 dalla Regione arrivò la proposta di abbandonare il contenzioso in atto (al tempo, prima della formale aggiudicazione definitiva ad Autolinee toscane, raggruppamento che fa capo a Ratp, vi era in corso il giudizio davanti al Tar della Toscana e poi davanti al Consiglio di Stato contro la prima aggiudicazione del marzo 2016) in cambio di «un trattamento migliore nell’acquisto dei beni aziendali da parte di Autolinee toscane, addirittura con prezzi migliori rispetto a quelli fissati in gara e senza decurtazioni». La proposta di trattative sottobanco, secondo quanto si spiega nella memoria difensiva, venne fatta cadere.
«Mi sono occupato della gara per il trasporto pubblico su gomma in Toscana per sette anni, con un unico obiettivo — ha spiegato Ceccarelli — tutelare l’interesse dei cittadini e dei lavoratori del settore. Non conosco ancora niente di quelli che sono gli elementi sulla base dei quali è stata formulata l’ipotesi accusatoria nei miei confronti, ma so bene di aver agito sempre entro i confini della legge e nell’interesse pubblico. Per questo mi sono messo subito a disposizione degli inquirenti, nei quali nutro piena fiducia, con l’intenzione di offrire totale collaborazione al fine di giungere in tempi rapidi a chiarire la mia posizione. Per anni siamo stati esposti sulla graticola, abbiamo dovuto parare colpi piovuti da tutte le parti, difenderci nei tribunali amministrativi. Insieme al presidente Rossi e a tutti i dirigenti regionali che ci hanno supportato con competenza e professionalità abbiamo superato ogni ostacolo, con la convinzione che la legalità e l’interesse pubblico dovessero in ogni caso prevalere». «Lo scorso anno — aggiunge l’ex assessore — abbiamo appreso dell’inchiesta penale avviata dalla procura di Firenze ed ero rimasto quasi sorpreso del fatto di non essere indagato insieme a quelli che erano stati i miei compagni di viaggio. Oggi, a pochi giorni dalla seduta del Consiglio di Stato che dovrà di nuovo pronunciarsi sulla legittimità del percorso di gara, scopro di essere anche io tra gli inquisiti».
L’inchiesta era partita da alcuni esposti presentati nel giugno 2019 dai «perdenti» Mobit. Da quel momento inizia una battaglia legale a colpi di esposti, denunce, ricorsi e controricorsi amministrativi. Nell’inchiesta vengono ipotizzati a vario titolo i reati di turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità, risultano indagate altre sette persone, tra cui l’ex presidente della Regione Enrico Rossi, due funzionari della Regione e i quattro componenti della commissione di gara che ieri hanno ricevuto un avviso di proroga delle indagini. A Rossi viene contestato il reato di turbativa d’asta, in relazione a un’intervista rilasciata il 13 novembre 2015, in cui commentava l’aggiudicazione ad Autolinee toscane nonostante la gara non fosse formalmente terminata.