barack obama
Il memoir dell’ex presidente ricostruisce la sua irresistibile ascesa al potere, l’amore per la moglie Michelle ma soprattutto i tanti incontri con personaggi celebri della politica e dello showbiz. Tra nostalgia e un pizzico di gossip
di Alberto Flores d’Arcais
Era la primavera del 2004 quando un giovane e sconosciuto senatore statale dell’Illinois ricevette una telefonata da Washington. Gli chiesero se se la sentiva di tenere il keynote speech, il discorso più importante alla Convention democratica di Boston dell’estate 2004. Nel suo libro di memorie Una terra promessa,
che si avvia a superare i due milioni di copie, Barack Obama racconta come da quel discorso nacque una vicenda politica che lo avrebbe portato quattro anni più tardi a diventare (contro ogni aspettativa) il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti.
Un libro che narra «l’improbabile odissea di un giovane che parte dalla ricerca della propria identità per diventare leader del mondo libero », con pagine di memorie (non prive di critiche) su leader mondiali come Putin o Sarkozy, gli sferzanti resoconti della politica americana, del razzismo e della difficoltà di essere il Commander in Chief della prima potenza mondiale. Un libro sul suo amore e la sua profonda relazione con la moglie Michelle.
Per chi ama dettagli e gossip non mancano i nomi celebri che il primo presidente afroamericano ha amato e/ o conosciuto direttamente. I “nomi familiari” della musica che vanno da Stevie Wonder a Jennifer Lopez, da Justin Timberlake a B.B. King, i potenti come Rupert Murdoch che si mescolano con Sean Penn e Scarlett Johansson «tra bicchieri di vino e bistecche troppo cotte». Racconta il suo amore per il jazz con ” l’aiuto audio” che gli davano prima dei dibattiti tv Miles Davis e John Coltrane.
C’è Bob Dylan che «quando ha finito, è sceso dal palcoscenico, mi ha stretto la mano, ha fatto un piccolo sorriso e un inchino davanti a me e a Michelle, ed è sparito senza dire una parola». Ci sono le dive da Oscar come Meryl Streep che alla Casa Bianca «si china per recitare dolcemente in mandarino il testo di una canzone sulle nuvole che aveva imparato anni prima e mi ha fatto sentire meglio sulle prospettive dell’umanità».
Come ha scritto sul New York Times la scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie «è quasi sempre piacevole leggere, frase per frase, la prosa splendida nei luoghi, il vivido dettaglio… Barack Obama ha già illuminato un momento cruciale della storia americana e di come l’America sia cambiata pur rimanendo immutata».
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