Unicredit soffre in Borsa e il cda frena su Mps “Mai fusioni dannose”

Investitori spaventati per il possibile acqusito dell’istituto senese Oggi comitato nomine, parte la scelta dell’ad
di Sara Bennewitz
MILANO – Unicredit peggior titolo di Piazza Affari (-8% a 7,96 euro) manda in fumo 1,5 miliardi di capitalizzazione. Gli investitori che si erano affidati alle promesse dell’ad Jean Pierre Mustier, di futuri dividendi e buy back senza rischi di nuove acquisizioni, ieri hanno venduto azioni, mentre l’incertezza sul futuro ha dissuaso nuovi compratori di peso.
Finché non si saprà chi raccoglierà il testimone di Mustier e quale sarà la nuova strategia industriale, sarà difficile che il titolo recuperi terreno. Inoltre in molti ieri hanno temuto che un vuoto al comando della seconda banca tricolore faciliti la fusione con Mps, con il rischio che la banca senese in difficoltà venga risanata a spese dei soci Unicredit.
Riguardo al tema Mps ieri, a mercato chiuso, fonti ufficiali di Unicredit hanno precisato che «il cda non accetterà mai alcuna operazione che possa danneggiare gli interessi del gruppo». Allontanando così lo spettro di un’operazione a qualsiasi costo. Secondo gli esperti di Equita, ipotizzando un matrimonio tra Unicredit e Mps con una dote da 5 miliardi tra aumento di capitale e sgravi fiscali, i soci di Unicredit subirebbero una diluizione del 13% sull’utile per azione e resterebbe da risolvere il problema della quota dell’11% che il Mef che avrebbe del nuovo gruppo. Per gli esperti di Banca Imi, invece, quattro mesi d’incertezza sono troppi: «Fino a quando non si saprà chi sarà il prossimo ad, quali sono i suoi piani per la banca e come intende eventualmente negoziare una fusione con Mps», il titolo che è giudicato “add”, rischia di sottoperformare il mercato come ha fatto ieri. Mediobanca, che tra le altre cose è l’advisor del Tesoro per Mps, commenta l’uscita di Mustier paragonando Unicredit a «una nave sicura in mari tempestosi che è rimasta senza un timoniere». Un fattore che la espone a essere preda di compratori esteri, dato che in Italia mancherebbe qualcuno abbastanza grande per digerire una simile acquisizione. «Sarebbe un paradosso spiega una nota di Mediobanca – . Un Unicredit più fragile rende più difficile l’auspicato consolidamento delle banche tricolori e aumenta le chance di una calata dei francesi in Italia». Gli analisti all’unisono auspicano una soluzione in tempi brevi, anche se difficilmente dal comitato nomine di oggi uscirà qualcosa di più di una lista di nomi papabili, come quello del Co-Coo Carlo Vivaldi, o dell’ad di Mediobanca Alberto Nagel. Per fare in fretta, la via della successione interna sarebbe quella più praticabile, ma non è detto che sia quella ottimale. In molti sono però pronti a scommettere che il successore di Mustier sarà un italiano, tanto che nella rosa dei candidati che circola, l’unico straniero è lo svizzero Sergio Ermotti, ex capo el ramo banca d’investimenti Unicredit.
«Il passo indietro di Mustier non è una sorpresa: l’ad di Unicredit ha dato sempre l’impressione di stare alla guida del secondo gruppo bancario italiano senza molto entusiasmo – dice il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni – . Dopo l’Opas di Intesa su Ubi, il settore bancario non sarà più quello di un tempo, è stato introdotto un meccanismo che ha scompaginato lo status quo degli ultimi 40 anni. Mi aspetto che il prossimo ad di Unicredit sia italiano ».
In proposito ieri i detrattori di Mustier puntavano il dito sul fatto che l’ad di Unicredit è stato costretto a fare un passo indietro più a causa della sua inerzia dopo Intesa-Ubi, che per lo scetticismo verso il dossier Mps. Con Mustier al timone Unicredit ha perso importanti presidi esteri, come Pekao, ma anche centralità in Italia dove le distanze con il suo primo rivale sono ormai difficilmente recuperabili.
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