di Alessio Gaggioli
Non si poteva aspettare venerdì, quando la Toscana tornerà arancione. Bisognava subito dare un segnale a Roma e a chi scalpita per uscire dai confini dei Comuni prima della scadenza della zona rossa: i raccoglitori di olive, funghi, tartufi, i cacciatori e i padroni di cani e gatti che hanno l’impellente necessità di portare i loro animali a fare la toilette. Per infilarsi tra le maglie del Dpcm che ha messo la Toscana nella fascia di più alto rischio, il governatore Eugenio Giani ha annunciato l’imminente ordinanza «interpretativa» che sarà valida fino a giovedì perché poi da venerdì non servirà più se la Toscana sarà di nuovo arancione. I cercatori di funghi e tartufi non potevano aspettare una manciata di giorni come tutti. Non possono aspettare loro, non possono aspettare i padroni dei cani. Non possono aspettare nemmeno alcuni consiglieri regionali di opposizione come Marco Stella che chiedono al governatore di dipingere subito di arancione la Toscana: «Non c’è scritto da nessuna parte che non possiamo anticipare». E in fondo non vorrebbe aspettare nemmeno Giani che ieri ha di nuovo ribadito che saremmo già nelle condizioni «di essere nella zona gialla, però bisogna rispettare le disposizioni di legge…». Ecco, il problema è la rappresentazione che si dà della situazione. Come se il governo — al netto di indecisioni ed errori commessi — fosse la controparte cattiva e la Regione l’istituzione che deve giocoforza chinare il capo, però… Non ci sono però. Il rischio è commettere gli errori del passato alimentando l’illusione dell’imminente bomba libera tutti. Dimenticando, quando fa comodo, che la Toscana meno di un mese fa aveva numeri terrificanti e che quei numeri sono tornati a un livello accettabile grazie al (semi) lockdown imposto da Roma per difendere la salute pubblica e non il paniere di un cercatore di funghi.