di Pierluigi Piccini
Guardando alle esperienze più avanzate si capisce che il turista attuale ricerca esperienze, proposte tematizzate e personalizzabili, vuole vivere la dimensione autentica della destinazione e stabilire con essa una relazione per “staccare”. Così nasce le tendenza: il turismo che ricerca soprattutto il valore aggiunto e solo in seconda istanza il prezzo. La buttiamo lì, a beneficio del Tirelli e dei suoi collaboratori; l’assessore predica bene (ha dichiarato che Siena avrebbe avuto un turismo di qualità e non che morde e fugge, che sarebbe venuto ad ammirare bellezze artistiche e gustare eccellenze gastronomiche) ma poi razzola malamente. Il nostro assessore se ne è andato alla fiera di Rimini promuovendo una mostra non riconosciuta dalla Fondazione Dalì e l’improbabile turismo congressuale, oltre a vaghi itinerari tematici. L’opposto di quello che servirebbe, e di quello che ha annunciato! Per inciso, altri ambiti turistici ormai stanno lavorando a stretto gomito con tour operator, per costruire esperienze personalizzate. Che a Siena si punti – alla faccia dei proclami – su un basso livello di visitatori e su un turismo mordi e fuggi, senza alcuna progettazione o costruzione, trova conferma nell’autocelebrazione dei famosi 200 mila visitatori al mercatino di Natale. Se non fosse per la situazione in cui viviamo, anche quest’anno avremmo facilmente vaticinato il successo dell’iniziativa e il numero dei presenti, che ormai si tramanda di amministrazione in amministrazione. Ma più alte sono le cifre di questo tipo, e maggiore sono le perdite che si fanno alla città. Molto del reddito prodotto in queste occasioni prende strade che non sono quelle senesi. Inutile sottolinearlo per l’ennesima volta: sarebbe molto più utile trattenere un costante numero di visitatori, in modo da favorire un confronto con i residenti, far vivere i musei, le vie secondarie, le piazze, gli alberghi, i negozi e i ristoranti. E’ l’offerta che seleziona la domanda. Ignorando questa necessità elementare si pensa piuttosto alla Cina, ovvero un mercato ammaliato dal lusso estremo, lontano anni luce da una diversa stratificazione di arte e cultura come quella Occidentale, che gioca la bellezza su altri parametri. Sarebbe, viceversa, il piano più consono per attrarre italiani, europei, americani, favorendo una crescita culturale, prima ancora che economica. Ma qui sta il difficile: passare dalle firme di accordi inutili, ma di effetto agli effettivi risultati. Il turismo di qualità si nutre di incontri con soggetti simili, è uno strumento di soddisfazione personale ed emozionale, si compone di una segmentazione di emozioni ed esperienze. Aspetti molto lontani da chi è abituato alle ruote girevoli, ai mercatini, ai trenini e ai raduni di auto. Si annunciano persino la musica e l’arte da strada. Nello stesso spirito naïf sono i servizi pensati per i turisti: cartine a strappo nell’epoca degli smartphone, un casottino per le informazioni con la serranda sempre chiusa. Domanda: in quali condizioni arriverà Siena al 2023, se l’assessore al turismo continuerà con questa politica? Ma per cambiare è già tardi.