Le parole storiche: tutti hanno diritto a una famiglia. Salvini: non ci vadano di mezzo i bambini
Gian Guido Vecchi
CITTÀ DEL VATICANO «Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo, le persone omosessuali godrebbero di una copertura legale. Io mi sono battuto per questo». Le parole del Papa, ieri, hanno fatto il giro del mondo in pochi minuti, più rapide della conferma che l’accordo tra Santa Sede e Cina sulla nomina dei vescovi sarà rinnovato da oggi per altri due anni.
Si sentono nel documentario di Evgeny Afineevsky, «Francesco», presentato alla Festa del Cinema di Roma. Una telefonata del Pontefice a una coppia omosessuale, Andrea Rubera e Dario De Gregorio, che sta insieme da trent’anni e ha tre figli con la maternità surrogata, in risposta ad una lettera in cui i due dicevano i loro timori a portare i bambini in parrocchia: «Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere buttato fuori o reso infelice per questo», dice il Papa nel documentario.
Le polemiche non mancheranno. Ieri sera il leader leghista Matteo Salvini ha detto: «Rispetto le parole del Santo Padre e non mi permetto di commentarle: a me interessa che non ci vadano di mezzo i bambini, che abbiano una mamma e un papà». Francesco peraltro ha detto più volte che «non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio, il matrimonio tra un uomo e una donna, e ogni altro tipo di unione». Però in Argentina si dice che già da arcivescovo di Buenos Aires, proprio per questo, fosse favorevole a riconoscere leggi di convivenza civile. Ora le sue parole rappresentano un passaggio importante — è la prima volta che un Pontefice si dice favorevole alle unioni civili omosessuali — di un percorso che la Chiesa prepara da tempo.
Diversi porporati vicini al Papa hanno sostenuto la stessa linea negli anni scorsi. Tra questi, nel 2016, il cardinale Gualtiero Bassetti, attuale presidente della Cei, disse al Corriere: «Le unioni civili vanno riconosciute in quanto tali, omosessuali compresi, ma non devono essere equiparate al matrimonio». Il pontificato di Francesco, del resto, è scandito da aperture. Il mese scorso ha salutato così i genitori di una associazione Lgbt: «Il Papa ama i vostri figli così come sono, perché sono figli di Dio». Un cambio di atteggiamento, la «rivoluzione della tenerezza», evidente fin dall’inizio, nel 2013, sul volo di ritorno da Rio de Janeiro: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?».
Nel libro «Papa Francesco. Come l’ho conosciuto io», Lucio Brunelli racconta di quando, nel 2015, Bergoglio andò tra i carcerati di Rebibbia e fece la lavanda dei piedi anche a Isabel, una transessuale portoghese: «Perché, non è un figlio di Dio?». Di ritorno dall’Irlanda, nel 2018, gli era stato chiesto cosa avrebbe detto ai genitori di un figlio omosessuale, e Francesco : «Primo, di pregare. Non condannare, dialogare. Capire, fare spazio perché si esprima… Ignorare il figlio o la figlia con tendenze omosessuali sarebbe una mancanza di maternità e paternità. Tu sei mio figlio o mia figlia così come sei». Nel documentario parla anche Juan Carlos Cruz, che si era confidato col Papa: «Mi ha detto: Juan, è Dio che ti ha fatto gay e comunque ti ama. Dio ti ama e anche il Papa poi ti ama».