Alcuni professori non sono arrivati, e tra quelli di ruolo tanti sono a casa per malattia o quarantena a causa dei figli Un problema che coinvolge anche i ragazzi disabili. Toccafondi: “ Alle superiori manca ancora il 12% del personale”
di Valeria Strambi
Scuole sempre più vuote. Mentre i presidi sono alle prese con il difficile risiko delle supplenze da assegnare, anche le cattedre più stabili rischiano ora di rimanere deserte. E gli studenti si ritrovano così a saltare l’ora di matematica o a fare italiano con il professore di francese. Il problema, secondo l’allarme lanciato dai dirigenti scolastici, non sono più soltanto gli insegnanti che non sono arrivati o che hanno rifiutato il posto, ma anche quelli che già fanno parte dell’organico.
«Quella del dopo lockdown è una scuola zoppa — afferma Maria Francesca Cellai, preside dell’alberghiero Buontalenti —. La segreteria è ridotta all’osso, i custodi sono la metà di quelli che occorrerebbero e tanti docenti sono a casa». A incidere sulle assenze del personale tanti fattori: «Se sommiamo le assenze per malattia, a quelle dovute alla quarantena, a quelle di coloro che non possono venire al lavoro perché hanno figli piccoli a casa con il raffreddore, il quadro che ne esce è disastroso — aggiunge Cellai — . Ci siamo dovuti arrangiare chiedendo agli insegnanti presenti uno sforzo immane nel coprire le ore dei colleghi. È però impensabile andare avanti così».
Come se non bastasse, a complicare lo scenario, l’imminente concorso annunciato dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che, a partire dal 22 ottobre, comporterà l’assenza da scuola di centinaia di precari che ambiscono al ruolo. «Trovo che la tempistica sia sbagliata — aggiunge la preside — . In questo momento di ripartenza blocchiamo nuovamente gli istituti lasciando i ragazzi senza professori. Per di più nella mia scuola ben due laboratori saranno occupati fino a novembre dai concorsisti: più di 40 persone esterne che confluiranno in spazi che potevano essere usati per la didattica».
I più penalizzati, in questo anno iniziato al rallentatore, sono ancora una volta gli studenti disabili. Gli insegnanti di sostegno sono sempre gli ultimi ad arrivare e molte scuole ne sono ancora a corto. « Alle superiori manca ancora il 12% del personale e questo è inaccettabile in un momento delicato come questo — afferma il capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera ed ex sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi — . Ogni giorno parlo con presidi preoccupati perché non possono attivare l’orario definitivo e perché sono costretti a utilizzare l’organico Covid per sostituire gli insegnanti di sostegno non ancora arrivati. Si tratta però di personale non abilitato a questo ruolo che può tamponare la situazione per un po’, ma che non rappresenta la soluzione». La ministra Azzolina, in un’interrogazione sul tema, ha risposto che il tutto si sarebbe risolto a breve: « Da allora sono trascorse tre settimane, ma non è cambiato molto visto che ci sono ancora tanti genitori disperati perché i figli disabili non possono contare sulla continuità didattica che spetterebbe loro » aggiunge Toccafondi. Paola, che ha una bimba con una forma di disabilità molto grave, ha passato un intero mese a chiedere una maestra: « È stata dura per mia figlia — racconta — . Per lei era una sofferenza arrivare a scuola e non sapere mai chi le avrebbe dato la mano quel giorno. Si è vista passare davanti sempre volti nuovi, nessuno che restasse».
Se gli istituti più in crisi per l’assenza di docenti di sostegno di solito sono i professionali, anche i licei quest’anno non sono messi meglio. Allo scientifico Agnoletti di Sesto Fiorentino fino a qualche giorno fa ne mancavano 22 su 25: « L’ufficio scolastico ha completato le nomine e in queste ore qualche insegnante è arrivato — rivela la preside, Silvia Baldaccini — . Non tutti quelli che sono stati individuati purtroppo hanno accettato e quindi restiamo ancora in attesa per chi sa quanto. Gli insegnanti di ruolo hanno cercato di organizzare piccoli laboratori e gestire i ragazzi al meglio, ma certo è che per gli alunni disabili non è stato facile ricominciare senza avere un proprio docente che si dedicasse esclusivamente a loro».